La casa di riposo dove Figlia lavora quattro giorni alla settimana è piena, manco a dirlo, di vecchini. Ogni vecchino ha la sua storia che racconta a Figlia non appena lei si trova a tiro, dimenticandosi di avergliela già raccontata un giorno, un’ora o anche solo un minuto prima. Niente di male: a Figlia piacciono i vecchini e le loro storie e non la annoia risentirle. Anche a me piacciono così quando ci capita di stare sole io e lei davanti a una tazza di te (verde per lei, nero per me) o a un aperitivo (succo di pomodoro bio per lei, analcolico con coloranti, conservanti, polifosfati e gas di scarico per me) le chiedo di parlarmi di Tony e Maria, di Gino, Giuditta, Febo, Giovanni, Luisella e di tutti gli altri – sono più di cento – di cui ormai conosce la vita. Una vita che ora è quasi tutta ricordi, rimpianti, passato e quasi nulla progetti, speranze, futuro.
Di tutti i vecchini, Figlia predilige Virginia, un donnino consunto dal passarle addosso di più di novant’anni. E’ ospite dell’ospizio da più di 30 anni e dal giorno in cui vi ha messo piede non è mai uscita, per sua libera scelta, come del resto è stata sua la decisione di rinunciare al mondo poco più che sessantenne perché incapace di viverci, sola com’era, senza parenti, né amici. Ma l’altro ieri imprevedibilmente ha chiesto a un’infermiera di accompagnarla fuori, fuori dall’ospizio fino al centro del paese. Perché?, le ha chiesto la donna. Perchè?, le hanno domandato poi tutti coloro che erano di turno: le infermiere e le Asa, il direttore sanitario, le due impiegate, il portinaio, e infine l’Uomo della Macchina dei Caffè, nei paraggi per una riparazione.
<<Voglio andare da un fiorista>>
<<Che ti serve, Virginietta?>>
<<Una piantina>>
<<Per te?>>
<<Oh, no, E’ un regalo. Voglio sceglierla da me, come ce l’ho in mente io>>.
E così la novantenne Virginia dopo 30 anni di voluta prigionia ha indossato il vestito buono della domenica e al braccio di una volontaria è uscita alla volta del fiorista. E’ rientrata di lì a poco, stravolta ma felice. Tra le mani nodose teneva un piccolo vaso infiocchettato, con dentro alcune primule gialle. Si è seduta davanti all’ambulatorio ancora deserto.
<<Andiamo in sala da pranzo, Virginia, è ora di mangiare>>, le ha detto l’infermiera.
<<No, no io aspetto la dottoressa. Devo darle il regalo…la dottoressa si sposa…Lui è così bello...Lei ha un vestito bianco di seta....Scioglierà i capelli ...I fiori del bouquet saranno gialli...>>
Figlia è arrivata un’ora dopo. Virginia l’attendeva ansiosa, col vasetto stretto tra le dita rugose. Non aveva mangiato, ma non era più stravolta. Solo emozionata. E raggiante.
<<E’ per lei, dottoressa…Tanta, tanta felicità…>>
Figlia, a cui indubbiamente il fegato non manca quando si tratta di fuggire a un passo dall’altare, non ha trovato il coraggio di informare la sua vecchina preferita della svolta presa dalle cose. Affogando nel magone, ma ordinandosi di non scoppiare a piangere, ha fatto tante feste a piantina e si è sinceramente stupita di apprendere che per procurarsela Virginia aveva interrotto, dopo 30 anni, il suo volontario esilio.
Il giorno dopo, oggi, Figlia ha portato a Virginia un sacchetto di confetti bianchi, col cuore di mandorla tenera e uno strato di glassa sottile come un velo. Si sciolgono in bocca, una meraviglia per chi di denti ormai ne ha pochini.
Li ha comprati apposta per lei, per non rubarle la fiaba.
Incredibile Virgina e commovente Figlia.
RispondiEliminaChe carina, davvero da commuoversi.
RispondiEliminaWow! ...bisognerà cominciare a dire a Virginia che la fede non si usa più...
RispondiEliminaMi fai venire voglia di invecchiare velocemente solo per avere per medico FIGLIA!!
RispondiEliminaPensavo che tua figlia deve essere davvero una persona speciale per spingere a tanto.
RispondiEliminaComplimenti alla mamma, si puo' dire ? =)
Close, cerrrto che si può dire!!! Però ti confesso che prima ancora di gratificarmi mi lascia stecchiata dalla sorpresa: appartengo alla generazione caratterizzata da mariti che dicono "tua" figlia in caso di cazzata cosmica e "mia" figlia in caso di vittoria/successo/scelta azzeccata. Insomma non mi sembra vero che qualcuno possa pensare che ho fatto qualcosa di buono con un figlio (e bada ben, dico sul serio, non sto affatto facendo la vezzosa). Flavio sei troppo buffo (che ne dici di una lettera anonima?).
RispondiEliminaMa mi sono persa qualcosa? cioè ci arrivo adesso dopo aver letto il post stamattina. Ero rimasta all'ultima prova del vestito e che il matrimonio quindi si sarebbe fatto.
RispondiEliminaPer la fede non c'è problema può dire a Virginia che come medico non si sente le mani libere per lavorare.
ve lo dico, spero nel ribaltone dell'ultimo minuto e nel matrimonio con quelli che si riescono ad avvertire il giorno prima. lo so, sono romantica.
RispondiEliminaMatrimonio che duri poi felice e contento finché morte non li separi, se no che ribaltone è? :)
...Ribaltone: magari, ma mi sa di no (ci vorrebbe la Fata Madrina)
RispondiEliminaLaura GDS la risposta è in un paio di post fa
RispondiEliminaE dai che mi fai piangere ed al non mese non si può! Anch'io spero segretamente nel ribaltone.
RispondiEliminaehi, sunny, facci sapere tutto, ti raccomando (peso alla nascita, nome, somiglianze, insomma tutto quello che occorre sapere di un bambino/di una bambina nuovo/nuova ...:-)
RispondiEliminaforse a leggere tutto di filato mi sono persa qualcosa. Mi spiace soprattutto perchè dopo la gravidanza non è deto che riesca ad entrare nel vestito. E tanto le malelingue se vogliono parleranno lo stesso di matrimonio riparatore
RispondiEliminaApprodo qui da una polemica su mamme 2.0 e mi metto a leggere , e al secondo post, senza nulla sapere, mi metto a piangere come una scema. Oh che storia è questa?
RispondiEliminamargot, è la storia di una ragazza che possiede il prezioso dono dell'empatia :-)
RispondiEliminami sono commossa al gesto di Virginia.. chissà che non sia lei a convincere figlia al ribaltone e a sposarsi
RispondiEliminama che bella storia è questa!!!! e che carina tua figlia a non deludere la vecchina!!
RispondiElimina/graz