UNA PER UNO

UNA PER UNO
babbucce

sabato 28 novembre 2015

DI SEQUENZE TEMPORALI E USO DEL CONDIZIONALE

 
<<Mi scappa la pipì>>

<<Andiamo, ti accompagno>>

<<Plima mi devo lavare le mani>>

<<Non sono sporche, Nipotino, basta lavarle DOPO>>

<<Il mio papà mi ha detto che si devono lavare plima!>>

<<A va bene, in questo caso ... (ubi maior …)>>

……………………………………………………………………………….

<<Finito FINITO!!!>>

<<Bravissimo, adesso (ri)laviamo le manine>>

<<Ma le ho già lavate! Sono pulite. PULITISSSSIME>>

<<Nipotino…le manine si devono lavare DOPO aver fatto pipì. DOPO>>

<<Ma il mio papà mi ha detto PLIMA>>

<<Nipotino? Questa è una novità! Da quando abbiamo chiuso con il pannolino, io la tua Unica e Sola Nonna, ché l’altra veglia su di te, ma non ti può insegnare nulla (e mi dispiace così tanto, mai ci avrei creduto),  ti ho indicato la procedura esatta, step by step. Pipì e DOPO lavaggio delle mani.>>

<<Ma adesso il papà mi ha detto plima. PLIMA!>>

<<Nipotino, facciamo così: poiché bisogna sempre ascoltare il papà (Montessori, il tuo spirito è in me!), ma anche la nonna non è che dica proprio solo cazz … ahem stupidaggini facciamo così: in caso di pipì le mani si lavano prima e dopo>>

<<MA NO! NOOOOOOOOOO, così sarebbero troppo pulite!>>

Sarebbero troppo pulite.

 

giovedì 26 novembre 2015

INIZIATIVA MOZZAFIATO (FIATO DEI NONNI, EH)


<<Riso all’olio e parmigiano?>>

<<Bleah>>

<<Ciccia ai ferri?>>

<<Naaaaaaaaaaaaaaaa>>

<<Tortellini con ricotta?>>

<<Schif…schif…E poi non ho PLOPLIO fame>>

Io e Nonno Putativo ci guardiamo e parliamo con la telepatia: Sono le sette e trenta e siamo qui al centro commerciale … Quello che c’è a casa da mangiare gli fa schif-bleah e naaaaaaa …Povero piccino tutto casa e asilo, riso in bianco e pasta rossa …   

<<Vuoi che ceniamo Dove Mai Al Mondo Nessun Bambino Dovrebbe Mangiare?>>

<<Sì sì sì sì sì sì: da Mc Donald!!! HO PLOPLIO FAME>> (quando si dice i misteri dell’appetito)

Gli diciamo ok all’unisono e la sua felicità per quel niente che gli abbiamo proposto ci dà euforia e magone insieme (per quanti anni ancora sarà così?  Andatevene pensieri molesti!).

Nonno Putativo al bancone ordina la cena di Nipotino, su sua precisa indicazione: PEL me hamburger, patatine fritte e marmellata gialla (e chi mai avrà il coraggio di dirgli di chiamarla maionese? Noi no di certo).

<<Ehi Nipotino, nel menù bambini c’è anche la frutta oppure lo yogurt,
quale vuoi dei due?>>

<<NESSUNO!>>

Ovvio, qualsiasi alimento anche solo vagamente salutare gli guasterebbe la soddisfazione di quella cena imprevista, che è poi l'unico tipo di imprevisto che, metodico e abitudinario com'è, trova di suo gradimento. E allora io, grazie a un innato talento educativo che farebbero impallidire d’invidia Maria Montessori, gli dico prontamente che va bene, che per stasera potrà mangiare solo quello che gli va davvero.

<<E poi la mela l’ho mangiata all’asilo!>> mi rassicura. A, be', allora. 

Ci sediamo a un tavolino, ormai arriva con le mani a tutto il contenuto del vassoio, bicchiere compreso. Sta crescendo e ce ne accorgiamo insieme, io e Nonno Putativo, all’improvviso, perché al bordo di quel tavolino fino a un minuto fa arrivava solo con gli occhi, mentre adesso supera il piano con tutta la testa e sta seduto come un bambino (quasi) grande.   

<<Cosa hai fatto oggi all’asilo?>>

<<Mmmmm .... buona questa marmellata gialla! Ah all'asilo? Niente!
Non ho fatto niente!>>

<<Ma sei sicuro? Ma se è tutto un tripudio di lavoretti di Natale?>>

<<APPUNTO!>>

<<Ma non hai disegnato?>>

<<EH SCI’>>

<<Quando hai finito di mangiare mi mostri cosa?>>

Apro il contenitore delle patatine perché per farlo disegnare non ho di meglio. Gli do una biro, che lui impugna a mo’ di scalpello. Poi mette tra i denti un pezzetto di lingua (come fanno tutti i cartoni animati) quindi sul cartoncino fa un’asta tremolante e la completa,  nella parte superiore,  con un’asticciola.

<<Questa è la T di Tommaso!>> annuncia.

Noi muti, perché quanto sta accadendo è talmente maestoso da obbligare alla solennità del silenzio. 

Nipotino procede, concentrato e volonteroso. Suda perfino un po’. Poi ci porge trionfante un cartoncino mozzafiato:
 
 
 

 

 

 

  

 

 

venerdì 13 novembre 2015

CHE SIA COLPA DEL FATTO CHE IN AMOR VINCE CHI FUGGE?


A Nipotino tocca il tempo prolungato, il che significa che mentre la maggior parte dei bambini esce dall’asilo alle sedici in punto, lui deve rimanerci un’ora e un quarto in più. All’ora canonica, quella in cui escono i fortunati che hanno nonni in pensione o mamme part time, nessuno di noi può andare a prenderlo (tra tutti non c’è un part time né un pensionato).

Alle sedici in punto se ne vanno anche le maestre e arriva a custodire chi rimane un’educatrice paziente come Giobbe, che per un’intera ora (e più) a intervalli di circa tre minuti deve rispondere alla domanda: “Tra quanto vado a casa?”.

La richiesta viene fatta a turno dai quattro del tempo prolungato, sì sono quattro che quando tutti se ne vanno rimangono nell’asilo deserto, dai lunghi corridoi deserti e scarsamente illuminati, ché l’economa che amministra l’asilo evidentemente ritiene che per quattro bambini e un’educatrice non servano grandi luminarie.

Quando arrivo a prendere Nipotino e salgo quelle scale nel silenzio innaturale dell’asilo deserto ho sempre il cuore in gola: ho paura che gli altri tre se ne siano già andati e che lui sia rimasto solo con l’educatrice e quindi si senta abbandonato e perduto.

Non è mai successo fino a ora (dio delle nonne, sento che ci sei). Ed è al momento del ritiro che la situazione mi sfugge regolarmente di mano.  Dopo aver percorso in un lampo l’eterno corridoio  sulla porta mi affaccio all’aula dove, seduto su un grande tappeto disegnato, lui gioca con Caterina, Irene e Francesco. Mi vede, si alza, corre verso di me, mi abbraccia forte, ridendo perché Nipotino è del genere cingallegra, festosissimo e di buon umore, poi si gira di scatto e si tuffa su Caterina per baciarla.

Caterina è magrolina, volitiva, ha i capelli sottili di un pulcino, lunghe ciglia scure, il carattere deciso di un marines e soprattutto detesta essere baciata. Specialmente dove capita (orecchi, naso, bocca) . Specialmente da Nipotino.

Cerco di afferrarlo:

<<No, Nipotino, lascia stare, non vuole essere baciata>>.

Caterina mi guarda grata, poi ribadisce con tono fermo:

<<Nonna di Tommaso, non voglio i baci di Tommaso>>

 <<Ma nonna, io invece voglio daRRle uno o sette baci!>>

<<No, Nipotino, basta così, non si deve baciare chi non vuole essere baciato!>>

<<Su, dai un bacio a me>> si immola l’educatrice, paziente come Giobbe.

<<No, a te no. Voglio baciare Caterina>>

Caterina prende un giocattolo (di plastica rigida, dagli angoli aspri)  e cerca di spaccarlo sulla testa di Nipotino. Poi fa anche bleah, con un misurato disgusto che è la sua cifra stilistica.

Nipotino invece cerca di divincolarsi dalla mia stretta e di rituffarsi su di lei per baciarla.

Sudo un po’. Voglio mettergli la felpa e andare a casa.

<<Ti prego Nipotino….>>

<<Va bene, andiamo>> dice a testone basso.

Non è più cingallegra, se non fosse impossibile direi che è un primordio di mal d’amore.

Durante il tragitto verso casa lo tengo d’occhio dallo specchietto retrovisore. Si guarda intorno e finalmente i suoi occhi dorati (come i capelli e le ciglia) si fanno di nuovo luccichini.

<<Passato il dispiacere, Nipotino?>>

<<Scì>>

<<Ma perché vuoi sempre baciare Caterina? Ti piace?>>

<<Eh NO, PLOPLIO PLOPLIO NO!>>

<<E allora? Perché fai tutti quei tuffi e tutti quei baci a tradimento, che alle bambine non piace affatto una simile irruenza!>>

<<PeRRché lei non vuole>>

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

mercoledì 11 novembre 2015

COME BELLE, QUELLA CHE CHIEDEVA COSE SEMPLICI (una rosa) E IMPOSSIBILI (colta in cima a un ghiacciaio a febbraio)

          

Dal lunedì al giovedì alle cinque e un quarto in punto vado a prendere Nipotino all’asilo. Il venerdì tocca a Nonno Bio.
Dal lunedì al giovedì,  nell’arco di tempo che va dalle 5,15 pm alle 8,40 pm,  Nipotino e io seguiamo una scaletta, senza mai sgarrare la sequenza delle azioni, perché alla faccia di chi sostiene che il segno zodiacale non influenza la personalità Nipotino, che guarda un po’ è della Vergine, è l’Abitudinarietà fatta Nipotino. Guai a sconvolgergli gli schemi, nati da un primo schema casuale assurto a dogma divino,  secondo cui si svolge la sua vita.
Guai a dargli il succo di frutta prima di aver acceso la televisione, guai a invitarlo a sedere sul divano quando non ha ancora indossato le ciabattine (a cui tiene tantissimo) .

<<PRRima devo togliermi le scaRRpe>>

<<Nipotino, non sta scritto da nessuna parte. Puoi toglierle dopo e prima sederti!>> Niente da fare.

Secondo me occorrerà prima o poi esporlo a qualche piccolo imprevisto, ma rimando sempre perché è così pacifico con le sue abitudini che non ho il coraggio di destabilizzarlo, per esempio infilandogli i calzettoni prima dei boxer (eh già, Figlia ha deciso per questo tipo di mutanda, nel timore che se mai dovesse provare gli slip, abitudinario com’è, non li abbondonerebbe mai più, neanche a 30 anni, con quel che ne potrebbe conseguire per l’immagine J).

Lo schema pomeridiano è questo:

  • Tragitto in auto per raggiungere casa mia, durante il quale ci raccontiamo gli accadimenti più significativi della giornata (Lui: Ho mangiato la pasta rossa, i piselli facevano venire il gomito, abbiamo cantato ginghelbel.  IO:  Ho liberato un ragnetto che correva sul muro, ho visto una nuvola che pareva un fantasma di Halloween, ho messo in ordine i tuoi Tips (orridi mattoncini al mais che si moltiplicano per sporulazione e chiedono acqua per poter essere utilizzabili). Durata 15 minuti.
  • Parcheggio dell’auto, salti in lungo (lunghezza tombino) in cortile, entrata in casa. Durata 3 minuti.
  • Ciabattine, accomodamento sul divano, accensione TV, succo di frutta. Visone cartoni animati. Durata 30 minuti.
  • Bagno con lunga permanenza in vasca e brevi operazioni di stretta pulizia (lavaggio di capelli incluso). Durata 30 minuti.
  • Asciugatura totale di ogni singola parte di Nipotino (capelli inclusi). Applicazione di sottile velo crema idratante. Vestizione. Durata 15 minuti.
  • Ciabattine, accomodamento sul divano, I-pad (solo per visione di cartoni o per un video game di Angry Birds) . Durata 30 minuti.
  • Cena. Recupero zainetti, disegni fatti con la maestra, giocattolo del conforto (in uso al mattino, all’entrata all’asilo). Tragitto in auto alla volta di casa di Figlia e Genero Preferito per la riconsegna di Nipotino. Durata 45 minuti.

Sia per sequenza che per durata, tutto si svolge in modo sempre uguale (ah l’eterno ritorno dell’identico di nietzschiana memoria con la conseguente nausea). Ma ieri sera avevo fretta e ho accelerato i tempi del bagnetto.

<<Basta Nipotino, devi uscire dall’acqua!>>

<<No ancora 5 mila! Ti pRRego!>>

<<No, lo dico io, Nipotino, dai su, devi uscire. Stasera dobbiamo fare prima!>>

<<No!>>

<<Sì, Nipotino…lo devo fare…scusami non mi piacciono le maniere forti…perdonami…lo faccio…FATTO!>>

<<Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, nonna naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, peRRché ..PERRRCHE’ ?>>

Lui fissava il mulinello d’acqua risucchiato dal buco dello scarico a cui avevo tolto il tappo con vero e cocente dolore mentre le lacrime a spruzzo che sono la sua specialità spruzzavano (appunto) ovunque. A fronte di tale disperazione il mio cuore non ha retto, altrimenti che nonna sarei? Taroccata ecco cosa. E quindi al diavolo quello che dovevo assolutamente e urgentemente fare e a causa del quale avevo deciso di abbreviare la permanenza di Nipotino in acqua.

<<Dai Nipotino, mi dispiace. Guarda qui, rimetto il tappo. Riapro l’acqua, la riempiamo di nuovo la vasca. Basta che non piangi più. Ecco guarda  …rituffati dai…puoi starci ancora un po’ a giocare …>>

<<Naaaaaaaaaaaaaaaaaa…………..naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa NONNA NAAAAAAAAAAAAAAAAA>>

<<Cosa ancora?>>

<<Io VOGLIO L’ACQUA DI PRIMAAAAAAAAA>>
 

 

 

sabato 7 novembre 2015

AUTOCONTROLLO DA MANUALE



 Avete presente la scena in cui il cattivissimo giudice Morton (quello alto alto con gli occhi rossi) per stanare Roger Rabbit intona il sadico motivetto ammazza la vecchiaammazza la vecchia … nella fondata certezza che il coniglio, anche a costo di rimetterci la pelle nella salamoia, non resisterà alla tentazione di uscire allo scoperto, per essere lui a declamare la strofa finale (col flittttt…). E il coniglio, infatti, cerca disperatamente di trattenere se stesso, ma non ce la fa, gli è impossibile, è più forte di lui e così salta fuori dal suo nascondiglio, perché scivolare urlando “Col fliiitttttttttttttttt” è una tale soddisfazione che pazienza se si rischia la vita per levarsela.

 

Roger Rabbit è la più calzante metafora del mio stato d’animo rispetto alla scientificamente dimostrata necessità di tacere con Nipotino dell’arrivo del bambino/a nuovo/a, per evitare che si metta ad attenderlo/a da un momento all’altro, mentre alla sua nascita mancano  ancora 29 settimane, vista la lunghezza imbarazzante della gravidanza umana.  Lo so, per carità che è giusto così, lo so che bisogna aspettare che manchi poco al parto o che almeno lui si accorga del pancione materno, per ora assente (Figlia scusa ti dispiacerebbe arrotondarti un po’?) per non creare inutilmente aspettative che troppo ci vorrà a soddisfare. Lo so e lo scrivo almeno due volte all’anno in una rubrica di dritte per genitori attenti, ma faccio fatica a tenerlo a mente.

<<Nonna>> mi ha detto Tommaso qualche giorno fa. <<Me mi piacerebbe un fratellino maschio.

(Ammazza la vecchia…. Ammazza la vecchia….)

<<Dunque…ehm ….>>

<<Nonna perché a me i fratellini femmine forse non mi piacciono. Me però mi piacerebbe un fratellino>>

Am-maz-za la vec-chi-a …. Am-maz-za la vec-chi-a ….

<<…Dunque io di fratellini non ne so niente!  Dovrai parlarne alla mamma e al papà, sono loro i responsabili dei fratellini>>.

E non ho aggiunto altro, esercitando un autocontrollo maestoso sul Roger Rabbit che è in me. Potrei tenere dei corsi.

 

giovedì 5 novembre 2015

DI PANCE E MAMME IN CIELO


<<Nonna?>>

<<Dimmi…>>

<<Nonna, lo sai di già che io sono uscito dalla pancia della mia mamma Valentina?>>

<<Sì, sì lo sapevo, ma sono contenta che tu me lo dica ancora. Sai c’è un proverbio che dice che ripetere giova>>

<<Cosa è “giova”?>>

<<Ehm … vuol dire che fa bene …che è una buona cosa>>

<<Umf ……..Nonna? Sai che io so un’altRRa cosa?>>

<<Dimmi…>>

<<La mia mamma Valentina è uscita dalla tua pancia e anche lo sio Andrea>>

<<Giusto>>

<<Nonna?>>

<<Dimmi…>>

<<E anche tu sei uscita da una pancia? Dalla mia presemmpio?>>

<<Sì Nipotino, tutti sono usciti da una pancia. Dalla pancia della loro mamma. Tu non sei e non sarai una mamma, ma sarai, da grande, un papà>>

<<Ma come si chiama la tua mamma?>>

<<Loredana>>

<<E dove è?>>

<<In cielo, con la tua nonna Snella e l’altro tuo nonno>>

<< …….. Nonna, è vero che la mia mamma Valentina però non ci va in cielo? E’ vero nonna? E’ vero che resta qui?>>

<<E’ verissimo, la tua mamma è giovane e deve crescere il suo bambino, cioè te, non può assolutamente andare in cielo>>

<<Nonna? Se tua mamma è in cielo ci sono io comunque qui con te>>