UNA PER UNO

UNA PER UNO
babbucce

sabato 16 luglio 2011

INVENTARIO DEL CORREDINO

Il corredo di Nipotino attualmente è costituto da: una tutina da panda, bianca e nera, dotata di cappuccio con orecchie (regalo di Francesca, grande amica di Figlia e figlia a sua volta, ma in questo caso di Lui, l’amico ginecologo); un completino da rana a righe verde scuro, con tanto di berrettino con orecchie (vedi foto nel post dell’11 luglio);  svariate paia di scarpine di lana, sferruzzate dalle suore della casa di riposo dove lavora Figlia. Suore che delle stagioni se ne fanno un baffo e non hanno neanche preso in considerazione il cotone, nonostante  sia una certezza che il bimbo arriverà in agosto; un bavaglino con il cognome di GP (genero preferito, padre di Nipotino), declinato nella forma vezzeggiativa (del resto il nome non c’è ancora, quindi la mano gentile che ha eseguito il ricamo altro non poteva fare).   
<<Ci vuole ora qualcosa di serio>>, ha osservato il mio amico Carlo (bridgista di rara pazienza), a cui raccontavo di questo povero Nipotino che non possiede ancora nulla di pertinente: solo tutine da cartone animato, scarpe da pieno inverno e un bavaglino con un ricamo insolito.   
<<Mogliettine e braghettine di cotone azzurro, collettini di piquet bianco, calzini di filo di Scozia, un berrettino di tela celeste, leggera leggera,  con la visierina per riparargli gli occhi dal sole, ecco cosa>>, ho assentito io.
<<Esatto e una camicina con le iniziali ricamate qui…>> ha concluso Carlo,  indicando con mia enorme sorpresa il punto esatto in cui in effetti mi piacerà farle ricamare, quando finalmente verrà il giorno in cui, oltre a un cognome, Nipotino avrà anche un nome e, di conseguenza, iniziali regolamentari.
E chi mai poteva immaginare che un uomo, Carlo, che non ha  avuto né bambini né mogli (solo una fidanzata storica), che ama di vero amore le automobile rombanti e prestigiose, che passa il tempo libero al tavolo da bridge non solo ne sapesse di vestitini azzurri e colletti tondi di piquet e bianche camicine di batista, ma anche intuisse e poi si interessasse al fatto che sono le nonne che devono pensare a questi, per bilanciare  la serie di tutine arca- di-Noè.

lunedì 11 luglio 2011

SU UN VESTITINO DA RANA, IL GRANDE LIBRO E ALTRO ANCORA

Figlia e Genero (che ormai chiamiamo definitivamente GF, che pare il grande fratello e invece è un ben più macchinoso Genero Favorito o, a seconda dei casi, Preferito) sono venuti a cena domenica sera spinti da due ragioni: volevano mostrarmi il primo vestitino – maglietta, pantaloncini, berretto – di Nipotino senza nome e volevano mangiare il risotto coi funghi e la salsiccia che, data la temperatura esterna di circa 40 gradi all’ombra, nessuno tranne me potrebbe preparare.

Così abbiamo scattato un po’ di foto: a Nipotino senza nome piacerà guardarle tra un po’ di anni e a me servivano per il blog.

 In questa per esempio Figlia tiene in mano il mio Ultimo Libro, fresco di stampa, quello che ho dedicato a Nipotino senza nome. Si intitola Il Grande libro italiano della cura del bambino e l’editore è Rizzoli.  Ci sta scritto tutto quello che serve sapere quando in casa arriva un bebè e hanno collaborato alla sua costruzione i più autorevoli nomi della pediatria italiana.
Figlia e GP (è questo il caso di Preferito)  hanno poi, su mia richiesta, effettuato il test “Quanto ne sai di bebè?” Contenuto nel libro e siccome sono usciti “Preparatissimi”   hanno acconsentito a farsi fotografare così, come una pubblicità. Gli scatti sono di Nonno Putativo. Io stavo sul divano, svenuta per il troppo cucinare, il caldo e tre bicchieri di Muller Thurgau ghiacciato che per una astemia infrasettimanale come sono io equivalgono a una mazzata in testa.  

domenica 10 luglio 2011

SU UNA PROMESSA CHE NON SARA' MANTENUTA

Figlia lavora gomito a gomito con il Padreterno. E’ a lui che si rivolge, quando i farmaci non possono più nulla e la scienza allarga le braccia in segno di impotenza, per contrattare per i suoi vecchini il bene più prezioso: il tempo. A volte, la sua richiesta viene accolta e alcune settimane o addirittura mesi (per gli anni non è ancora accaduto) vengono concessi, altre rimane inascoltata, ma quando succede bisogna anche aspettarselo, visto che il Padreterno sarà pure magnanimo ma di sicuro non può sbilanciarsi più di tanto, come invece vorrebbe Figlia. Così,  profondamente triste, ogni tanto mi dice che un suo paziente se ne è andato, aggiungendo immancabilmente che non è giusto e che quel vecchino (o quella vecchina) aveva diritto di starci ancora un po’ su questa terra. Lo dice sempre e io me ne guardo bene dal rammentarle che la durata della vita umana non può andare oltre certi confini, specialmente quando sono già stati ampiamente superati. L’altro giorno, per esempio si è spenta una vecchina di 105 anni.
<<Aveva fatto la sua vita>>, ho detto cautamente per consolare Figlia e restituire a Nipotino che cresce ignaro una mamma senza malinconia.
<<Sì, lo so>>, ha risposto Figlia. Il guaio è – ho saputo poi - che quella vecchina c’era eccome con la testa e le sarebbe piaciuto conoscere il bambino della "sua" dottoressa. Se solo non avesse avuto tutto quel freddo, mentre all’esterno il termometro passava i 30 gradi, forse non si sarebbe addormentata irrimediabilmente. Se solo il Padreterno fosse stato di buon umore avrebbe detto sì a Figlia che, visto che ci lavora gomito a gomito, gli aveva chiesto di insufflare un altro po’ di vita in quelle vene nodose, giusto per farla arrivare a fine agosto quando nascerà il Bambino. Le aveva, infatti, promesso che glielo avrebbe portato a conoscere.

venerdì 1 luglio 2011

MENO OTTO SETTIMANE

Nipotino senza nome cresce anche se non sappiamo bene di quanto perché l’amico ginecologo è in vacanza, dove stacca la spina e il telefono per poi dimenticare (anche se per poco) ecografie e percentili, contrazioni e cervici,  anelli contraccettivi e tappi mucosi.
Più e più volte nell’arco della giornata Nipotino senza nome punta i piedini contro la nicchia semibuia che lo ospita  fino a renderli visibili all’esterno, simili a minuscoli bitorzoli che scompaiono presto, restituendo al ventre di Figlia la sua armoniosa concavità.  Il pancione è però ancora piuttosto piccolo, non dimostra la sua età (gestazionale), ma guai a dirlo a Figlia.  Se le si vuole fare un favore bisogna prodursi in meravigliati: “Mamma mia, più incinta di così!”, o anche domandarle: “Manca pochissimo vero? Con un pancione simile, per forza…”, oppure: “Fammi indovinare, sei alla fine vero?”. In quest'ultima eventualità lei trionfalmente risponderebbe che no, non è alla fine, che mancano ancora otto settimane e, allo stesso tempo, si sentirebbe più tranquilla.  
E invece purtroppo l’altro giorno una cassiera del supermercato le ha detto:
<<Che bella pancettina, è all’inizio vero?>>. 
<<No, veramente sono all’ottavo mese>>, ha risposto Figlia, ansiosamente.
<<Ah, allora è una bambina. Quando la pancia è piccola c’è una femmina…>>.
<<No, è un maschietto.>>,  sono intervenuta io, disgraziatamente lì.
<<Sì sì, è vero: ha la pelle bellissima, neanche una macchietta nera. Con le femmine vengono le macchie nere in faccia, con i maschi no>>, ha spiegato lei, volonterosa.
<<Già>>, ha detto Figlia, che pure appartiene alla consistente percentuale di future mamme sul cui viso si sviluppa il cosiddetto “cloasma gravidico”,  fatto di tante chiazzette scure una vicina all’altra che peggiorano se si sta al sole.