UNA PER UNO

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babbucce

martedì 27 ottobre 2015

DI FAGIOLINI E FLASHBACK

L’immagine di Nipotino Nuovo mi è giunta via WhatsApp. Ho allargato lo schermo del telefonino e l’ho visto attraverso il nulla nebbioso che tanto bene riflettono gli ultrasuoni. Un fagiolo minuscolo, due centimetri di Nipotino Nuovo. Chi sarai bambino e quanto ci cambierai la vita?

Poi i flashback tali a quali a quelli dei  film in cui lei sta guidando o cucinando e all’improvviso sfreccia nella sua mente una sequenza di momenti sepolti nel passato:

un altro fagiolino galleggiante, la sala parto, il ritorno a casa e quello stupore, quella gratitidine per tutti i ditini al loro posto e per il dieci dell’Apgar. Non era stato così con Figlia, i 20 anni rendono arroganti, suggeriscono che tutto questo sia dovuto.  
Ciao Figlio, ex fagiolino, questa è tua sorella, questo il nostro cane, questo il mondo.


Metto gli occhiali, voglio vedere ancora meglio i due centimetri di Nipotino Nuovo. Che temperamento avrai bambino? Sarai gioioso come tuo fratello oppure ci sarà in te la sottile vena di malinconia di tanti di quelli che nella tua famiglia non ci sono più?  E Figlia, la tua mamma, se la caverà brillantemente con il raddoppio o si stancherà a morte, come mi stancavo io, per poi flagellarsi, tale e quale a me, per non avere la resistenza se non di una madre standard almeno di un marines?

Fatica…Flasback…Corse…Flashback….Affanno…Flashback:

la tunica bianca non ritirata e la Prima Comunione domani, ma quanti sacramenti vi dovranno essere somministrati, Figli, prima di spiccare il volo? Quanti crocefissi, cordoncini, coroncine ritirerò in ritardo da mani di suore tremolanti di disapprovazione?

il campo di calcio e un freddo impietoso che paralizza le mani, ma quanto dura un derby tra pulcini? Mi allontano un attimo, ho lasciato i guanti in macchina, vado e torno, solo un attimo. L’attimo del goal che non ho visto. Tu non c’eri mamma quando ho fatto goal.  

il Quadernone con la copertina rossa, no, non ce l’ho fatta a passare in cartoleria, ma signora maestra la prego il bambino non c’entra la nota la deve mettere a me …
Quando si tratta di assemblare flashback, la mia memoria dà il peggio di quel che conserva in archivio. Perfino se a stuzzicarla sono due centimetri di Nipotino Nuovo.     

   

 

 

giovedì 22 ottobre 2015

LA "M" SCARLATTA

Cercava da tempo una scusa per assalirlo. Non per ferocia, non per una peculiare antipatia nei suoi confronti, ma solo perché non aveva capito cosa fosse esattamente così piccolo e grassoccio e profumato di latte e di triderm e quindi si era fatto l’idea che fosse una preda. Una di quelle prede che il suo dna di cacciatore  gli suggeriva di afferrare e magari mettere al sicuro nella sua tana (l’ultimo scaffale della Libreria dello Studio).
Quello che gli serviva era una scusa valida per giustificare la sua aggressione: se non capiva infatti cosa esattamente fosse quella cosa piena di ciccia dal profumino invitante aveva confusamente compreso che gli Umani ci tenevano a lei. 
Per un anno rimuginò sulla faccenda, pianificando una strategia d’attacco e cercando un pretesto per attuarla. Ma il pretesto tardava a palesarsi. La cosa grassoccia cresceva e iniziava pure a spostarsi traballante per casa, festosa, volonterosa, tutta sorrisi e gridolini. Lo guardava e rideva forte e chiaro di felicità. Mai e poi mai si sarebbe protesa verso di lui per tirargli la coda o ficcargli un legnetto in un occhio: questo era evidente. La preda non era bellicosa e lo osservava con rispettosa curiosità, senza mai avvicinarsi troppo e sempre guardata a vista da almeno un paio di Umani alla volta. Lui però non abbandonava l’intento: quella preda esercitava su di lui un’attrazione violenta, doveva afferrarla, assaggiarla, trascinarla nella sua tana. E poco importava se ormai, con il passare dei mesi, fosse quasi triplicata di peso e avesse raggiunto i 12 chili, quattro più di lui, ma pazienza: non era forse vero che gli umani cacciavano gli elefanti senza fare tante storie di dimensioni. E l’idea, da cui originò il pretesto tanto atteso, arrivò e si accese nella sua testa di cacciatore come la lampadina dei cartoni animati. Prese la sua amata oca morta di gomma e la mise nel cesto dei giocattoli della sua preda. E quando la preda traballante si chinò sul cesto per afferrare la palla lui sbucò fuori dall’angolo in cui ansimante (ma piano) e immobile attendeva. Spiccò un salto da gatto, nonostante fosse un cane, un bassotto per di più con lunga colonna vertebrale e corte zampe poco adatte alle grandi elevazioni e si attaccò coi denti alla pancia della preda. Eravamo presenti in tre: io, Figlia e Genero Preferito. Abbiamo urlato forte mentre Nipotino piangeva, più di sorpresa e di delusione che di vero dolore perché il pannolino e la maglietta un po’ lo proteggevano dai denti di Gino. <<No!!! Gino nooooo!!!>> gridavamo tutti, ma lui niente. L’aveva presa la sua preda grassoccia ed era ben deciso a non mollare e a trascinarla nella sua tana. Il panico. Lo strattone violento dato a Gino per costringerlo a lasciare andare Nipotino. Poi la verifica del danno: sì c’era del sangue sul pancino, sì ci sarebbe stato bisogno di antibiotico e di medicazioni. Gino si era macchiato della peggiore tra le colpe: aveva morso il piccolo Umano, nella casa degli Uomini che lo ospitavano. Con un’ideale eppure vistosa M scarlatta sulla schiena Gino si ingobbì e sparì nella sua cuccia, senza più farsi vedere per il resto della giornata. Ma ormai il latte era stato versato ed era inutile che piangesse. Figlia non lo avrebbe perdonato mai, per tutta la vita e anche oltre. Genero Preferito, grande cinofilo, cercava una spiegazione razionale all’accaduto. Nonno Putativo (assente durante la tragedia) ha dato tutta la colpa a me che non so educare nessuno, neanche un pesce rosso. Io, be’, io ero disperata per Nipotino con la pancia sanguinante, per Figlia arrabbiata per sempre, per l’irragionevolezza di Nonno Putativo che aveva dato la colpa a me di tutto (e solo parzialmente agli altri due presenti). Sono passati tre anni da allora. Nipotino ricorda perfettamente quanto successo perché abbiamo iniziato a raccontarglielo per metterlo in guardia dalla tentazione, in lui fortissima, di fidarsi di qualunque cane veda. E la storia gli piace molto, lo fa sentire un po’ eroe. Ogni giorno quando entra a casa mia chiede, così per documentazione, lontano da ogni rancore, senza alcuna paura:
<<C’è Gino in giro? Gino mi ha morso la pancia. Vero nonna? Mi racconti?>>.
Ma Gino è nella sua tana. Ci va da solo quando sente sulle scale la voce di Nipotino. Ci va da solo brontolando a denti stretti, orgoglioso com’è e restio a dare soddisfazione, mostrando ragionevolezza. E’ un esilio volontario che ha scelto dopo essersi reso colpevole del peggiore tra i delitti canini. Non ha più incontrato Nipotino da allora, non viso a viso. Quando Nipotino è in casa lui non esce dalla sua cuccia che si trova nella Libreria del mio studio. Da qualche giorno qualche volta entro nella stanza dove lui è rintanato con Nipotino in braccio, così giusto per saggiare il terreno, per capire se un giorno chissà quando il mio bassotto e il mio nipotino potranno incontrarsi ancora senza che il secondo corra rischi per via del primo.
Gino quando entriamo trema tutto, con la sua M di “mordace” scarlatta sulla schiena, e muove debolmente la coda. Sono quasi sicura che voglia dire: <<Non lo farò più, non lo farei mai più>>, ma vatti a fidare.     
                                         

venerdì 16 ottobre 2015

QUESTIONI DI COSCIENZA (DOPO LA PROIEZIONE DI PINOCCHIO ALL’ASILO)


<<Nonna?>>

<<Dimmi>>

<<Dove stiamo andando adesso con questa tua macchina?>>

<<A casa mia, a fare l’aerosol>>

<<Ah…E anche guardo-la tele-mangio i-mikado-bevo-il-succo-di-pera-gioco-con-l’Ipad-mi-leggi-Mostriefantasmi e Mostridicasamia-che-era-dello.zio-Andrea?>>

<<Sì, ma prima di tutto l’aerosol. Mentre si fa l’aerosol non si può né bere né mangiare né giocare con l’I-pad. Si può guardare la tele o mi puoi ascoltare mentre ti leggo di mostri  di varie specie e natura (tutti buoni e in fondo un po’ sfortunati)>>

<<Nonna, tu sai una cosa?>>

<<Be’ sì, abbastanza, ne so abbastanza di cose. Sui mostri so quasi tutto, per esempio, ché già a suo tempo con lo zio Andrea mi ero fatta una cultura specifica>>

<<Nonna tu sai che cos’è la coscienza?>>

<<Come? Che cosa intendi?>>

<<Coscienza, nonna, la coscienza>>

<<Dunque…ehm …è una cosa che hai dentro il cuore e che ti dice cosa è Bene e cosa è Male. Più o meno. Per esempio se tu sei gentile, obbediente e sorridi è bene o male?>>

<<Bene>>

<<E se Franci ti chiede di giocare con il tuo Big Hero (realizzato con la plastica più rigida del mondo e dotato di ali acuminate e giunture taglienti, ma Nipotino lo ama e lo stringe a sé manco fosse di gommapiuma) e tu gli rispondi sgarbatamente che no, che non solo non gli permetterai di giocarci ma neanche di toccarlo, è bene o male?>>

<<…male …>>

<<Come?>>

<<…male …>>

<<Bravo Nipotino, è la coscienza che ti fa dire così>>

<<Nonna, ma se Franci poi me lo rompe Big Hero allora è bene se non glielo do, vero?>>

<<Dunque …hum…ahem ... questo devi chiederlo a tua mamma e a tua papà, che loro sì che sanno tutto>>.

 

 

 

 

 

 

giovedì 15 ottobre 2015

CIAO PUNTINO



21 settembre 2015, ore 20,30

 

Genero Preferito ci invita a cena. Strano, di martedì. Mi comunica il menù, che devo cucinare e portare io, come da tradizione (la nostra). A me piace, mi fa sentire utile e poi ho un magnifico cesto Ikea che rende semplice il trasbordo dei piatti preventivamente cucinati da me.

 

22 settembre 2015 , ore 20,30

 

Arriviamo a casa di Figlia e Genero Preferito con Nipotino al seguito (ritirato all’asilo alle 17.00 – otto ore di asilo, povero Nipotino, ma di questo dirò più avanti)  e l’accogliente cesto dell’Ikea fattosi cornucopia.

 

Sul tavolo apparecchiato, vicino al mio piatto un vasetto di ceramica bianco, con dentro una pianticella di orchidea e accanto un minuscolo cece, poco più di un puntino disegnato con la biro.

 

<<Ecco questo è il tuo nuovo Nipotino, in dimensione reale, circa>>

 

Ciao Puntino, sei un puntino e già ci hai travolto di emozioni, progetti, amore. Ciao Puntino, ti pregustiamo, abbiamo già troppa fretta di vederti, ma dobbiamo rassegnarci, la gravidanza umana è di una lunghezza imbarazzante. E poi adesso dobbiamo aspettare la conferma dell'ecografia(nonostante le BETA HCG secondo me siano già abbastanza eloquenti, o almeno così credo).
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 OMISSISSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS

14 ottobre 2015
 
L'Amico Ginecologo, quello che porta i bambini nella valigetta, ha detto che Puntino c’è. 
Puntino c'è e il suo cuoricino batte vigoroso. 

Ciao Puntino, ti aspettiamo.  E magari sei pure una Puntina, chi lo sa (un po' ci piacerebbe, così giusto per poter comprare quella gonnina a strati di tulle viola e lilla con fusciacca rosa).

sabato 10 ottobre 2015

LA FELICITA’ HA I PEDALI


 Nipotino ha compiuto 4 anni. E quando un Nipotino compie 4 anni ai nonni non resta che regalare la Prima Bicicletta.

<Ha i pedali … nonna ….i PEDALI!>>

<<Sì, sì e anche le rotelline!>>

<<Come sono belli i pedali!>>

Sì, i pedali sono belli. Hanno inoltre un’altra peculiarità: servono a far muovere la bicicletta. Grazie a essi non c’è bisogno che un bambino si danni l’anima e ci rimetta le suole delle scarpe per fare un metro.
Mi sono chiesta più e più volte se l’inventore della bici senza ruote sia un sadico oppure un graziato dalla 180. Eppure ha convinto folte schiere di Figlie e di Generi Preferiti. Ma con i nonni, biologici e non, e meno che mai con le nonne non attacca. Mai gli perdoneranno, mai gli perdonerò tutto quel sudore tutto quell'arrancare per percorrere un metro.