UNA PER UNO

UNA PER UNO
babbucce

sabato 22 febbraio 2014

APPASSIONATO

Nipotino è forzuto e pieno di passione. Soprattutto bacia molto.  Vorrebbe farlo alla francese, ma i più gli danno buca.  Le maestre girano in fretta il viso e lui deve accontentarsi di una guancia, al posto delle labbra a cui punta. I suoi amichetti si irrigidiscono e, rapidi come fulmini, lo spingono via, negandogli non solo il bocca a bocca, ma il benché minimo contatto fisico. Nipotino resta malissimo e ci riprova, una, due, tre volte poi sconsolato abbassa il testone biondo e si allontana come un amante respinto che non sa perché.  Nipotino è solito tuffarsi sui compagni dell’asilo, per afferrarli nelle morsa delle sue braccette appassionate. Se l’oggetto della sua travolgente attenzione finisce a terra e piange lui resta basito, non se ne capacita, ma cerca di rimediare.  Poi così racconta, appena mi vede, per togliersi il peso che gli è intollerabile:
<<Ogi fato cadere il Luccio. Ma poi ho chietto (s)CUSA>>
<<E come mai hai fatto cadere Lucio?>>
<<Fato tuffo tropo forte>>
<<E Lucio?>>
<<Caduto e pianto subito. Io alora detto (s)CUSA. Poi dato un bacio a Lucio. (S)CUSA E BACIO>>
<<E lui?>>
<<Pianto ancora. Ha deto: no bacio, B/VIA B/VIA. Deto così, a io-Tommy!>>
Nipotino alle 5,30, ora in cui vado a prenderlo all’asilo, fa il giro di tutti i presenti, cercando di baciare alla francese amichetti, maestre ed eventualmente nonni e mamme altrui. Ogni giorno rimane sconcertato dalla accoglienza che riceve dai più, ma non demorde, niente intiepidisce l’entusiasmo che nutre per l’umanità tutta, niente affievolisce il suo desiderio di creare legami travolgenti.
Nulla di grande è stata fatto né sarà mai fatto se non c’è passione, sostiene Hegel. Se avesse ragione, c'è da tenere d’occhio Nipotino.


mercoledì 19 febbraio 2014

DI COSE BELLE, ANGELI E NONNE

In questo anno sono successe tante cose. Alcune bellissime e una bruttissima. Tra le bellissime l’aver conosciuto di persona Marina Minelli, proprio lei, la giornalista di www.altezzareale.com. Abbiamo pranzato insieme e passeggiato in un miracoloso pomeriggio senza impegni, senza imprevisti, senza affanni. Credo che niente rigeneri di più di un’amica che sa tutto di Kate Middleton (compresa la faccenda della torta di nozze conservata), che fa il tuo stesso lavoro (non occorre spiegare nulla, sa già tutto), che ti porta una torta sbrisolona di pasticceria, che fa brillare gli occhi di Nipotino perché è bionda, solare e come non bastasse estrae dalla borsa un librettino morbido, pieno zeppo di pesci e secchielli e palette, manco qualcuno le avesse spifferato che qui la noiosissima Peppa ha ceduto lo scettro a “Nemo” e alla “Sirenetta”.
Da menzionare poi la felicità di Figlia, entrata dopo infiniti dai e dai in Cardiologia, quindi le 17,30 di ogni giorno (martedì escluso). E’ a quest’ora che dal lunedì al venerdì (martedì escluso) vado a prendere Nipotino all’asilo: lo tengo da me fino alle 20 e in questo arco di tempo mi concentro su di lui, lo ascolto, gli leggo le storie, lo faccio giocare nella vasca pullulante di rane, squali, pesci pagliaccio, tenendo il termosifone a mille perché non prenda freddo durante il lungo ammollo. Alle 7,30 gli do la cena (“E’ buona la tua ciccia, nonna, il riso no, no piace a io-Tommy”)  poi insieme a Nonno Putativo lo accompagno dai genitori, in quella che lui chiama casa delli mammi e delli papà. La nostra è invece casa delli nonna.
Ogni sera, durante il tragitto verso la casa delli mammi e delli papà, passiamo davanti alla casa della Nonna Snella, mamma di Genero Preferito.
<<Non c’è più qui l’altra nonnina>> dico invariabilmente a Nipotino. Non voglio che dimentichi.
<<Tì, tì>> conferma lui, allegro.
<<E dove sta ora questa nonnina?>> gli chiedo.
<<Nel cuoricino di io-Tommy>> risponde lui, battendosi sul petto.
<<E cosa fa la nonnina che ora sta nel cuoricino?>> domando io.
<<Protegge a io-Tommy>> 
<<Proprio così. Bravissimo>>
Mi divertivo a stuzzicarla, dicendole che ero io la Nonna Alfa, in quanto mamma della mamma di Nipotino. Le dicevo che la mamma del papà è nonna un po’ meno, diciamo Nonna Beta. A settembre la nonna Snella se ne è andata. Ora veglia su Nipotino e se è vero che io sono la nonna Alfa, in quanto mamma della mamma, è certo che io-Tommy può contare sul migliore angelo custode del cielo.      



  


lunedì 17 febbraio 2014

MAI PRIMA

A me fino a ora non era successo mai. Mio padre come minimo mi invitava a tenere dritte le spalle. Mia madre a togliermi i capelli dalla bocca, a sorridere, a non fissare la gente (non è educato guardare così). 
La mia tata si preoccupava principalmente di cancellare le tracce di inchiostro di cui era prodiga la mia Pelikan verde e nera. Si chinava inflessibile dopo aver inflessibilmente inumidito di saliva il fazzoletto e zac, zac mi scorticava le guance fino a togliermi l’infamante blu. Poi è stata la volta di Figlia,  ansiosa, impietosa e insoddisfatta vestale della mia immagine, capace di individuare a colpo d’occhio la minima scorrettezza stilistica, la più piccola caduta di tono e di rimarcarla con accenti accorati, perché si sa una figlia femmina fa per due Anne Wintour in assetto di guerra. Quindi è arrivato Figlio, che per tutta l’adolescenza è vissuto in perenne imbarazzo per  come potevo apparire, così strana com’ero a suo giudizio, agli occhi dei suoi amici. Per non parlare di Nonno Bio, perennemente crocefisso al terrore di quanto di sconveniente avrei potuto dire da un momento all’altro, nel corso di una cena o di una conversazione, nella metro oppure al cinema e perfino durante una sosta all’Autogrill.   Dalle parolacce, alle frasi a effetto, dalle citazioni colte, alle battute ironiche, dalle osservazioni acute alle riflessioni ingenue tutto temeva, povero, pudico Nonno Bio.
Un po’ meglio Nonno Putativo che, a onor del vero, non si vergogna di me, non sta sulle spine, se ne frega di come mi vesto e più ancora se dico parolacce e non mi strofina le guance con la saliva quando sono sporche di inchiostro. Un po’ meglio sì, ma nulla in confronto  a quanto mi succede con Nipotino.
Accade quanto lo vado a prendere all’asilo, cioè quattro volte alla settimana (dal lunedì al venerdì, martedì escluso ché è il turno di nonno Bio).
Entro nell’edificio, percorro il corridoio e mi avvicino piano, quasi in punta di piedi, alla stanza dove i bambini giocano. Sto immobile, zitta e aspetto, con la complicità delle maestre, che lui casualmente alzi gli occhi verso di me. Non devo attendere molto, credo che  senta l’ora con un’antenna speciale e quindi sappia che io sono arrivata, prima ancora di vedermi.
Mi guarda, si alza svelto, e corre verso di me, uno spruzzetto di sole gioioso che trilla: <<Nonna, NONNA! NONNAAAA!!!>>.
Poi, ed è questo che non mi era successo mai, mai e poi mai, si illumina di orgoglio, orgoglio per me.
Dopo avermi raggiunto e abbracciato, con occhi stellati si gira verso gli amichetti e le maestre e le mamme, le nonne, i papà, i nonni  già lì a ritirare i loro bambini, e grida con la sua vocina allegra e potente:
<<Eccola, quetta è la mia nonna. E’ LA MIA!!! La mia nonna. LA NONNA LAURA. MIA MIA!>>. Non contento, si rivolge ai singoli: <<Guarda Stella: è la mia nonna>> dice, per esempio, alla sua maestra.  Poi si aspetta che tutti si complimentino, e non coglie alcuna eventuale ombra di noia o indifferenza nello sguardo dei suoi amichetti.

E’ gioioso e orgoglioso di me, come mai nessuno al mondo è stato e come mai avrei pensato che qualcuno potesse esserlo. Non me lo merito, ma me la godo e mi auguro con tutto il cuore che quando qualcuno dei suoi amichetti gli dirà che non c’è niente di invidiabile in quella nonna tanto sbandierata  lo faccia  in modo soft, con gentilezza. 

domenica 16 febbraio 2014

PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE


Non so quante volte avrò scritto, riportando le tesi dei più prestigiosi specialisti (e senza scomodare loro, appellandomi al comune buon senso) che quando il bambino sta imparando a parlare guai a rifargli il verso: le parole che lui pronuncia storpiate gli si devono ripetere esatte (dizione, accenti, vocali, doppie), affinché lui abbia la possibilità di diventare padrone della lingua. Tutto vero, ma come si fa a correggere un nipotino che dice: “Nonna, devo mettere il pappuccio perché chiove”. Come si fa a spiegare a un nipotino che  “la marmellata jalla” è maionese.  Come si fa a spingere un Nipotino che dice “anche chio”, “mucchica”, li pesci,  “I – I – Inglese”  a dire invece “anch’io”, “musica” , “i pesci”, “I will follow him”, che poi sarebbe il titolo della canzone di Sister act che ci sentiamo in macchina sul telefonino (la radio è rotta).
Ancora un pochino, ancora qualche settimana, prometto al dio delle Nonne, quando invece di correggerlo ripeto chiove e pappuccio e li pesci. Lo farò, lo giuro, intanto tergiverso perché questa vocina che propone parole strampalate è il più potente tra gli antidepressivi e santo cielo se è dura rinunciarci.