UNA PER UNO

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babbucce

martedì 15 febbraio 2011

8 marzo 1980

Mi apparvero all’improvviso, inaspettate, mentre pensieri lievi come l’uranio e allegri quanto un coro di prefiche,  mi turbinavano in testa, come un vento molesto, con tenacia da parassita.  
Me le trovai davanti mentre mi concentravo sull’idea che neppure il caso più fortuito, tra i casi fortuiti, mi avrebbe permesso di incontrare   una compagna di scuola,  un fidanzato respinto,  Otello il salumiere, tanto per dirne alcuni. Mi avrebbe permesso di incontrare mia madre.  Ecco qui, sputato il rospo. Niente portici, niente facce amiche, ma soprattutto niente mamma.  
Mamma, mi manchi (ma resisterei anche al pentotal da tanto che non lo voglio ammettere)  
Peggio per me, me l’ero voluta io. Avevo puntato i piedi, litigato e poi implorato. Avevo urlato e messo il muso, disperata e ostile, caparbia, irremovibile. E adesso, dopo tutto quel daffare, dopo aver convinto e vinto eccomi qui a rimpiangere perfino Otello il salumiere, che oltretutto non mi era mai piaciuto per la couperose da eccesso alcolico e l’intollerabile consuetudine di leccarsi le dita per prendere agevolmente i fogli di carta oleosa, su cui poi metteva il prosciutto.  
Chi è causa del suo mal … Già proprio così: per quanto cercassi non riuscivo a trovare neppure l’ombra di un capro espiatorio. Caparbia, ostinata sì, ma abbastanza onesta da non tirare fuori padri assenti e infanzie difficili.  Me l’ero voluta io, personalmente io, nessun vissuto mi ci aveva spinto, nessuno mi aveva incoraggiato. Anzi il mondo (il mio) aveva cercato di dissuadermi. Cretina. CRETINA. Oltretutto dovevo comprare pane e detersivo e, già, una bacinella (c’era stato un tempo, poco tempo prima, in cui non sapevo neppure che esistessero). Nella tasca della salopette frusciavano diecimila lire: ben altro ci avrei potuto fare. Ci sarebbero uscite giuste giuste almeno un paio di T-shirt di (magari di Fiorucci) e giù altro magone (che taglia avrei dovuto prendere adesso? Non certo la small di prima, mannaggia a me).  
La vista di loro mi distolse un attimo dall’angoscia per la mia sorte (di cui ero unica artefice ma questo non è che migliorasse il mio umore).
Erano tante,  erano bellissime, erano donne. Camminavano tenendosi a braccetto, una vicina all’altra. Mi fermai sul marciapiede a guardarle. Una di loro mi fece cenno con la mano. Vieni, dai vieni anche tu. Andai verso di lei, che mi fece spazio, mi accolse, affettuosa, materna. Le altre mi sorrisero. Una di loro, Marina, mi diede un rametto di mimosa.
<<Sei di qui?>>
 <<Adesso sì, ma ci abito da poco…Mi sono trasferita, per sposarmi…Mio ehmm..mari..achh non riesco ancora a dirlo, insomma è lui a essere di qui...>>
<<E di', si sa cos’è?>>
<<No, non di sicuro>>
<<Una bambina, vedrai!>>
<<Sì, io lo sento, ma mi hanno detto di non fidarmi…>>
<<Fidati invece, ci pare anche a noi. E quindi adesso andiamo: due in più, che bellezza...>>.
E fu quello il primo corteo a cui partecipò Figlia. Era l’8 marzo 1980: sarebbe nata esattamente  cinque mesi e due giorni dopo.    

7 commenti:

  1. Allora Figlia ha sì e no la mia età...=).
    Bellissimo blog, lo scopro solo ora.
    Io sono Susibita e ho un Magù già fuori-pancia da circa un anno.
    Complimenti per il post e per la famiglia, per come scrivi, un po' per tutto insomma.

    Susibita
    (http://susibita.blogspot.com/ , io scrivo qui.)

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  2. con questo post, ti sei svelata, altro che nonna, tu sei una ragazzina!

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  3. Ehilà, tua figlia ha tre anni più della mia. Siamo lì.

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  4. Susibita, verrò a trovarti prestissimo nel tuo blog
    Sunnyqueen, diciamo che, in questa nostra epoca di mamme ultraquarantenni, posso spacciarmi per una ragazza nonna
    Marzipan, tienti pronta allora a entrare nel club

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  5. Ma hai un super-potere di commozione o sono io che evidentemente sono un po' ipersensibile in questo periodo? O forse è solo il ricordo di 3 giorni fa, quando ci siamo trovate a stupirci occhi negli occhi del fatto che tutta la città (Firenze) era in città in un urlo femminile, intelligente ed emozionante.

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