UNA PER UNO

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babbucce

sabato 12 febbraio 2011

CORSI, RICORSI E UN CASSETTO DA SISTEMARE

Grazie a quella tendenza a precorrere i tempi che caratterizza gli Acquari (e indispettisce i tradizionalisti Toro, quindi anche i futuri Nonno Biologico e Nonno Putativo) sono stata un’antesignana del figlio unico di genitori quarantenni. Quando sono nata non si usava affatto, tant’è che i miei coetanei con madri e padri dell’età dei miei avevano immancabilmente almeno un paio di fratelli maggiori (molto maggiori) da sventolarmi sotto il naso. Loro, questi miei coetanei, erano incidenti di percorso, giunti senza invito per il pressapochismo di Ogino, io ero la Voluta Disperatamente, beati loro e povera me. Loro non erano l’Oggetto di Mille Attenzioni, anzi i loro genitori, campioni di sicumera, ritenevano che questi Ultimi Arrivi, data l’appartenenza alla categoria degli imprevisti (neanche troppo graditi), potessero contare su una sorta di immunità nei confronti delle più disparate sfighe. Un po’ come dire: be’ se la sorte ha voluto che questo bambino nascesse (non richiesto) significa che è suo intento che al mondo ci rimanga. Ergo non gli capiterà mai niente di terribile. Di conseguenza,  non c’è bisogno né di guardarlo a vista, né di portarlo dal pediatra ogni due per tre, né di forzarlo a mangiare spinaci e bistecchina, né di andare in panico se salta da un muretto, si scheggia un incisivo permanente o ha l’alito di mela guasta per l’acetone.
Li invidiavo spasmodicamente questi miei coetanei, per i fratelli grandi, il krapfen a merenda (per me prosciutto crudo sgrassato con pane integrale), la possibilità di sfracellarsi con la bici senza che se ne facesse un affare di stato. I miei invece mi mettevano sempre all’angolo e quando mi accadeva qualche cosa di spiacevole dovevo provvedere a occultarla per non sentirne i lamenti. Se non ci riuscivo, come per esempio in caso di frattura, ustione grave, primo-amore-che-non-ne-voleva-sapere-di-me (vero? So che mi leggi, ma bada, non ti ho perdonato) dovevo essere io a consolarli, a mostrami forte, per strapparli dalla canna del gas.  
Questo mio faticoso destino di Disperatamente Voluta (che non arrivava mai) era reso lieve da mia Nonna che, un po’ ridendo un po’ arrabbiandosi sul serio, cercava di indurre mia madre a essere un po’ meno apprensiva, un po’ meno soffocante.  
Si chiamava Ida e aveva una massa morbida di capelli bianchi da cui la luce, grazie a una fiala di cachet "Note blu", tirava fuori riflessi azzurrini. Indossava guanti di pizzo e cappelli con veletta che non usavano più ma che lei considerava il massimo della seduzione. Amava i gatti, non perdeva un numero di marieclaire, aveva avuto due mariti e un numero imprecisato di fidanzati.  
Era diventata madre di mia madre a 20 anni, con naturalezza, senza mai conoscere né il bisogno spasmodico di avere un figlio né lo sgomento di scoprirsi incinta al di là di ogni pianificazione.
Nella sua casa piena di fiori, di cesti, di lampade coperte da scialli, di foto, di libri, di carte da gioco, di amici c’era un tavolo grande, rettangolare, con quattro cassetti. Su uno di questi, il primo a destra girando le spalle alla poltrona a fiori, Ogibogi, folletto gentile che –quando si dice la fortuna- abitava tra le piantine di fragola dell’orto, aveva gettato un incantesimo così, se lo si apriva, si trovavano  Rossana e  gianduiotti, fondant al gusto di frutta e ruote di liquirizie (con pallino di zucchero nel mezzo), un po’ di cento lire, matite, pennarelli, etichette adesive, figurine in busta chiusa, e, se per caso era domenica, il Corrierino. Potevo prendere quello che volevo. Il cassetto era mio, mia Nonna la sua custode.
Il contenuto del cassetto era inesauribile e mia Nonna stessa non si capacitava di tanta abbondanza. Ho anch’io un tavolo con dei cassetti. In questi giorni ne svuoterò uno del suo caotico contenuto. Lo fodererò con carta a righe verde bandiera e rosso cardinale. Poi andrò a cercare Ogibogi, per dirgli di tenersi pronto: a breve dovrà fare un salto qui da me, mi serve il suo intervento. Mi serve un nuovo cassetto magico per Bambino in arrivo. Sento che sotto qualche piantina di fragola (magari di quelle in vasetto del supermercato, perchè di orti in giro non ce ne è più) troverò il folletto. E che mi dirà di sì, gentile com'è.     

20 commenti:

  1. Che bello il ritratto che hai trattegiato della Nonna! Io di lei ho pochi ricordi, ma la sua magica stanza (che mi piaceva tanto) e le caramelle Rossana sono ancora vivide come fosse ieri! :-)

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  2. Credo che Ogibogi sia già lì in giro, e se proprio non può fare a meno delle fragole puoi sempre fare un quadretto con le fragole.

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  3. Mia nonna aveva 19 nipoti, io sono la prima. Andava in giro zavorrata di caramelle nelle tasche, perchè tanto sapeva che se avesse messo piede fuori casa avrebbe sicuramente incontrato uno o probabilmente più di un nipote. Il tuo metodo del cassetto è più raffinato e adatto ai figli unici. Sono sicurissima che Ogibogi si darà molto da fare.

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  4. che meravigliosa idea il cassetto magico, pieno di tutte le cose che per un bambino (ma non solo...) sono favolose: caramelle adesivi pennarelli e corrierino dei piccoli.
    A casa della mia bisnonna, che stava lontano in una grande casa a quattro piani, c'era al piano più alto un grande baule di legno con i giocattoli che erano stati di mio babbo e mia zia. Io e mia sorella potevamo giocare con tutti quei giochi, ma a casa, alla fine della visita, potevamo portarne uno solo. Così la magia del baule non si esauriva mai, e quando dovevamo partire per il viaggetto che a quei tempi ci sembrava lunghissimo, avevamo da raggiungere oltre alla bisnonna un baule pieno di giocattoli segreti che venivano da un'altra epoca.

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  5. Non avevo mai sentito parlare di questo folletto, si usa da voi o è una cosa di famiglia?


    Io sono stata per molti anni figlia unica di genitori 25enni, per cui diciamo dell'età "giusta". La cosa strana però è che mentre descrivevi tua mamma, sembrava che parlassi della mia. E invece quando parlavi della nonna, sembra uscita da un altro pianeta! La mia era dolcissima, ma se possibile, ancora più ansiosa di mia mamma. Papà e nonno si difendevano pure. Sono cresciuta da figlia unica con due genitori e due nonni. O quanto sono stata felice quando è nata mia sorella!!!

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  6. Da mia nonna non c'era un cassetto, ma un'anta della dispensa, che non ha smesso di riempirsi di dolci ,e di cose che mia madre e mio padre mi vietavano di mangiare, per ventiquattro anni e mezzo della mia vita, anche quando ormai vivevo da sola e non avevo più divieti sul cibo. Da giugno quell'anta non si può più riempire, ma il ricordo resterà sempre vivo in me.

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  7. Marzipan, i 19 nipoti tua nonna li ha totalizzati grazie a quanti figli? Non puoi non dirci questo numero, per completezza (e perchè sono curiosissima). Carla, ho scoperto che le rossana erano tipiche anche di altre nonne (o forse è solo che restano più impresse, con quella carta luccichina, da spianare con l'unghia, hanno personalità.) Frieda, il baule fatato c'è ancora da qualche parte? Aspetto notizie al riguardo :-) Close, Ogibogi è un folletto di famiglia, ma so per certo che ormai ha ampliato l'attività e, quindi, se qualcuno di esterno richiede il suo servigio accetta l'incarico. Immagino la tua felicità quando è arrivata tua sorella: mondicelesti, che regalo ti hanno fatto (quanta differenza di età avete?)

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  8. Ojamajo secondo me c'è un posto speciale dove vanno le nonne. Ogni tanto ritornano, con i loro dolcetti, bizzarre e sagge e innocenti: succede quando si parla di loro. (Mi è sempre piaciuto crederlo, figuriamoci adesso :-)

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  9. dunque... non solo mia mamma si chiama Ida, ma anche mia nonna paterna si chiamava Ida...
    grande donna d'altri tempi: ebbe il coraggio di sposare mio nonno rimasto vedovo con 7 bambini! vabbè, altri tempi... donna di cultura, alle 7 del mattino accendeva i fornelli. E più il tavolo s'allungava e più era contenta!
    ricordo bene la sua risata contagiosa e la fatica a contenere l'energia del marito 80enne che in spiaggia a Lignano faceva ancora il bullo con le tedesche...
    altra Ida, ma le Rossana erano lì!
    ;-)

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  10. quanto al primo-amore-che-non-ne-voleva-sapere ... era un bimbo monello ma estremamente timido...
    incapace di seguire le trame di una fanciulla che aveva già le idee chiare...

    tanto è una storia che chissà quante altre volte hai vissuto...in seguito
    ;-)

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  11. "tanto è una storia che chissà quante volte hai vissuto in seguito": Flavio, ma che dici?? Stai forse insinuando che mi abbiano dato buca anche il secondo, il terzo, il quarto amore e così via fino al 37mo? SCORDATELO (l'unico osso duro è stato il primo, aveva otto anni ma era granitico. Lui amava una con stupidi capelli ricci neri, stupidissimi occhi verdi e una stupida voce cinguettante e non c'era niente da fare. Comunque dare i baci gli faceva schifo, anche se si trattava della sua stupidissima più-bella-della-scuola).

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  12. Tabata, mia nonna aveva sei figli. In realtà sette, ma il primo morì di difterite e anche mia madre rischiò. Tutti hanno avuto figli, chi due, chi tre, chi quattro, totale diciannove. I pronipoti sono solo trenta.

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  13. Ohhh, le Rossana....
    Non smettere di scrivere, non smettere di scrivere, ti prego non smettere di scrivere.

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  14. le rossana a quanto pare ero l'unica a non conoscerle XD mia nonna comprava quelle che chiamava "mentine" pastigliettine di zucchero colorato che secondo lei guarivano tutti i mali soprattutto quella tosse fastidiosa che non faceva dormire me e lei.

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  15. "tanto è una storia che chissà quante volte hai vissuto in seguito" si riferisce al fatto che spesso gli uomini sono incapaci di seguire le trame di una femmina che abbia già le idee chiare...anche quando i rapporti si consolidano...
    non concordi?

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  16. Che bel ricordo e... mi raccomdando tutte queste cose che scrivi e scriverai per Nipote fa in modo che le possa leggere non appena diventato/a in grado di farlo.

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  17. La mia nonna mi faceva sempre trovare un pacchettino (di carta di giornale) con dentro le pastigliette di zucchero colorate. E mi lavava la faccia con un asciugamano bagnato dicendomi 'vieni qua che adesso ci laviamo come fanno i gatti'. E quando attraversavamo la strada mi diceva di tenerle forte la mano perchè lei aveva paura delle macchine e del tram!!

    E' andata sulla stella delle nonne tanto tempo fa ma mi manca ancora come fosse ieri!

    /graz

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  18. ...ehi Graz, anche la tua nonna era speciale (mi hai fatto venire un po' di magone)

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