UNA PER UNO

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babbucce

mercoledì 16 marzo 2011

CAMBIO DI PROSPETTIVA

Al prestigioso summit dei più famosi specialisti del globo prese la parola il dottor Parsel, cardiologo. Era il 31 dicembre 1999. «Cari colleghi», iniziò il Sommo, dopo aver allontanato il personale di servizio con un cenno della mano e preteso che le porte della vasta sala venissero chiuse a chiave, «Cari colleghi, ho voluto riunirvi tutti, in questa serata così particolare, per comunicarvi l'esito degli studi che hanno impegnato me e i miei collaboratori per più di trent'anni». Un brivido di eccitazione percorse la sala, poi gli Illustri tacquero e rimasero immobili nella loro attesa di scienziati, interrogativa, sfibrante, insostenibile. Erano più di cento a soffrire e il dottor Parsel non ebbe animo di tenerli sulla corda. Risolse quindi di saltare ogni preambolo e qualsiasi discorso introduttivo e venne al dunque: «Abbiamo trovato il farmaco dell'immortalità», comunicò, «agisce direttamente sui centri vitali, cuore, midollo spinale, cervello, sistema immunitario, li preserva dal logorio, li mette al riparo da qualunque patologia, è quindi in grado di conservarli sani ed efficienti per secoli e secoli». Con il fiato sospeso i medici ascoltavano: nessuno di loro dubitava della veridicità della scoperta, e le loro menti lavoravano febbrilmente per valutarne la portata e le implicazioni. Molte mani si alzarono e, a una a una, vennero soddisfatte le domande. Sì, il farmaco miracoloso poteva essere somministrato a tutti e tutti, nessuno escluso, ne avrebbero tratto il supremo beneficio. Sì, il costo di produzione sarebbe stato relativamente contenuto per cui ogni Stato del mondo avrebbe potuto far fronte al suo acquisto per distribuirlo gratuitamente, almeno a coloro che non avrebbero potuto far fronte alla spesa di tasca propria. Restava ben poco da aggiungere, salvo gli affascinanti dettagli tecnici relativi al meccanismo d'azione della medicina. Quando mancavano cinque minuti a mezzanotte ogni curiosità era stata soddisfatta: gli Illustri e il Sommo si disposero a brindare al nuovo millennio e soprattutto all'eccelso obiettivo raggiunto. Alzando i calici si guardarono e ciascuno lesse nello sguardo degli altri il riflesso di ciò che provava lui stesso: il terrore della vita, più brutto ancora del terrore della morte, l'angoscia dei domani resi vacui dalla mancanza di una fine, la nausea di un futuro eterno, la noia per l'assenza della trasgressione, anche di una sola trasgressione, almeno un'unica volta: fumare mille sigarette, mangiare troppi grassi, fare l'amore con uno sconosciuto, correre a duecento all'ora in autostrada, fare le ore piccole sarebbero stati gesti senza rischio, azioni vuote, insipide, stanche. Senza lo  spettro della Sfida, nessuno, ne erano certi, avrebbe più assaporato la vita. E loro erano medici, scienziati, coloro che avevano in mano le sorti dell'Umanità. No, della scoperta non avrebbero fatto parola con il mondo. Né avrebbero mai osato loro stessi farne uso.

Questo racconto l’ho scritto appunto 12 anni fa, in vista del 2000: ero convinta del suo finale e avrei giurato che se quel convegno si fosse svolto davvero e che se anch’io, per una favorevole combinazione astrale ci fossi stata, avrei votato per occultare la scoperta esattamente come tutti gli scienziati presenti. Ma adesso sta per arrivare Nipotino e io, se mai il summit descritto si svolgesse e se mai mi invitassero, lotterei per avere una dose del portentoso farmaco e poi, una volta ottenuta, la metterei in cassaforte per poi regalargliela subito dopo il suo ingresso nel mondo.

















5 commenti:

  1. Sei proprio sicura?? Io in questi giorni non la vorrei proprio tale pozione, nè per me nè per i miei diretti o indiretti discendenti.

    Scusa la botta di pessimismo ... :-(

    /graz

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  2. io credo che non lo faresti.
    Nonlo faresti perchè così gli negheresti il piacere di rubare la caramella "di più" perchè se no ti carii i denti" gli negheresti il piacere di quelle coccole speciali che si ricevono quando si è malati, e peggio di tutto gli impediresti di capire quanto bella e preziosa sia la vita, perchè non ci sarebbe nulla che possa nuocergli ne le droghe leggere e pesanti, ne la guida in stato d'ebbrezza ed allora nulla avrebbe importanza.

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  3. con una prospettiva del genere...non avrei più il coraggio di andare a 230km/h in auto...

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  4. bel racconto. e sì, sono ancora d'accordo con laura gds =)
    invece il mantellino invisibile per riparare il nipotino dagli urti della vita, quello sì. anche per me e mia figlia.

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  5. d'accordissimo con Laura (e anche con Graz!), meno d'accordo con CloseTheDoor… niente schermi: la vita va vissuta, nel bene e nel male, ognuno imparando a difendere se stesso con i propri mezzi!

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