Nel mio bauletto dei ricordi, un regalo di Figlia di legno istoriato, ci sta un diario di fine legatoria, con la copertina di stoffa damascata. Una copertina uguale a un piccolo quadro dal sapore retrò, dove le infinite tonalità del rosso si mescolano al verde bottiglia e all’oro scuro colorando fiori, pagode, barche a remi, aceri e salici di una bellezza antica e struggente.
Lo ricevetti in dono secoli fa da quello che allora, secoli fa, non riuscivo a definire “mio marito”. Il termine, unito all’aggettivo possessivo, mi si impigliava in gola e non ce la faceva a uscire nonostante esprimesse un dato oggettivo e incontestabile. Il punto è che nel mio insipiente immaginario di ventenne i “mariti” erano severi signori di mezza età, con addosso abiti a giacca di grisaglia grigia, capaci di parlare solo di questioni importanti e noiose, vuoti di risate, di baci e di gesti sorprendenti, incapaci di vincere i tornei di tennis o le gare di karaoke dell’estate. No, proprio non potevo dire “marito” né per alludere né per indicare quel giovanissimo uomo, un ragazzino diciamolo, che pure avevo sposato tra le note dell’Ave Maria di Schubert. Quel giovanissimo uomo che sarebbe diventato il padre di Figlia, sette mesi dopo aver acquistato per me un diario dalla copertina simile a un dipinto, bella come un arazzo antico.
Trovato il diario nel baule di stelle ho iniziato a sfogliarlo alla ricerca di una nota scritta con un inchiostro viola: “24 aprile 1980: ho sentito per la prima volta il bambino. Ero a teatro (Macbeth). La sensazione è strana: direi un battito d’ali di farfalla chiusa tra due mani…sì mi è sembrata una cosa del genere: un fremito leggero leggero, ma sono sicura che era lui. Cosa sei farfallino?” . L’ho letta e riletta, nitida nel diario che ha le pagine un po’ avvizzite per il tempo trascorso. Sono passati 31 anni da quando quasi ogni giorno, per via di quella parte di me che stentava a diventare adulta, raccontavo a dei fogli emozioni e accadimenti legati all’attesa del mio primo bambino.
Poi ho chiamato Figlia:
<<Ecco, allora, carta canta! Nero su bianco. Anzi viola su giallino. Ti ho sentita la prima volta il 24 aprile e a te toccava nascere molto prima di Bambino. Tranquilla, quindi, tutto regolare>>
<<Ok, sperem…>>
<<Ma come sperem? E' ancora presto, abbi pazienza qualche giorno…Poi occhio, comunque, che magari non te ne accorgi neanche che è proprio lui…>>
<<Cosa si sente esattamente?>>
<<Immagina di fare con le mani una scatolina e poi immagina di catturare una farfalla e di chiuderla lì dentro. Ecco la sensazione è quella, un fruscio lieve…>>
Stamattina Figlia mi ha telefonato all’alba.
<<L’ho sentito, mamma!>>
<<Davvero? Dimmi…>>
<<Non è come hai detto tu, però…>>
<<E come allora?>>
<<Ecco, non un battito d’ali di farfalla tra le mani chiuse, ma un guizzo di pesce rosso in una boccia d’acqua. Un guizzo veloce. Forse una capriola di cavalluccio marino. Diavolo, com’è difficile descrivere sta cosa>>
Sì, è molto difficile e non c’è una descrizione universalmente valida: ogni mammina in attesa ha la sua, conoscerne tante mi piacerebbe eccome. Se solo avessi questa opportunità le raccoglierei tutte e poi andrei a caccia di un editore…
Ti accontento: ero in ufficio, mi sono chinata verso il computer ed eccolo lì nitidissimo, leggero, un colpetto, il battito di un pugnetto microscopico per dire "attenta, mi stai schiacciando". Mi sono tirata indietro di colpo per la sorpresa e poi ho realizzato che era lei, la nostra Doppia Vela 21, che cominciava la sua prima ronda nella mia pancia.
RispondiEliminaeccomi: Mattia, un bollicina che scoppia, una sera, sul divano; Alice, sempre lo stesso divano, esattamente 12 mesi piu tardi, un movimento piccolo e definito, un girino che fa una capriola.
RispondiEliminaMarzipan, Sunnyqueen, grazie di cuore
RispondiEliminaper quante cose, emozioni, sfide, gare, sensazioni ciascun uomo cercherà nella propria vita... mai potrà serbare nella mente un simile tesoro
RispondiEliminaah che bei ricordi.. mi vengono i brividi al solo pensiero...........
RispondiEliminaio non so descrivere il mio...
ma è stato bellissimo, direi anchio la prima volta come un volo lieve di una farfallina, anzi, farfallino.. ma poi... un cavallino impazzito..
Uno strano movimento come se avessi bevuto troppa acqua gassata poi nei giorni successivi come se ci fosse un cavalluccio ops due cavallucci marini che facevano a gara per far le capriole.
RispondiEliminaAlessandra
Piccoloprincipe: una bolla di sapone che gioca nella mia pancia
RispondiEliminaNanipiccoli (va' a capire chi era dei due!): un'onda... scricciola e morbida ;-)
alessandra, anche tu mamma di gemelli? :-D
RispondiEliminaebbene si gemini, ho due streghette-fatine a seconda di quello che mi combinano.
RispondiElimina;)
Vany, sì, certo da farfallino a cavallino, proprio così
RispondiEliminaGemini e Alessandra, beate voi, davvero, essere mamme di due gemelli dev'essere un'esperienza straordinaria. Ho sempre pensato che le mamme di due in un colpo solo siano un po' magiche
beh, per me è stato un batticuore....e poi uno sguardo dolce e una manina che mi si chiudeva intorno all'indice..(la prima volta che ho incontrato Sofia aveva due mesi...) :-)
RispondiEliminanon credo che sia molto differente da quello che abbiamo vissuto noi Ginevra, forse la tua attesa e' durata persino di piu' della nostra anzi sicuramente e il batticuore e' lo stesso. I figli sono di chi li ama.
RispondiEliminaCiao Tabata! Ho scorso il blog... allora si aspetta un pupino !!! Congratulazioni !!!
RispondiEliminaIo ricordo di aver sentito come un'ala di un uccellino, anzi di uno scricciolo, che mi carezzava la pancia... e dopo qualche giorno l'uccellino ha preso a frullare :D
ps. che bella la foto che hai messo, sai credo di avere quello stesso cuscino a casa (è un cuscino vero?)
Ginevra, quella manina l'hai fatta sentire quasi anche anche a me (grazie)
RispondiEliminaAlessandra, niente di più vero
Close, sì è un cuscino Ikea. "Uccellino che ha preso a frullare", ok preso nota (Mi piacciono troppo le vostre descrizioni, compresa quella di Ginevra).
Un fagiolo!
RispondiEliminadopo un po' di giorni confermo: sono pietre che rotolano.
RispondiEliminae quanta grazia!