UNA PER UNO

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babbucce

giovedì 27 gennaio 2011

A PRANZO CON LO ZIO

<<Va be’: non usa più mangiare per due, ma almeno per uno…per mezzo?>>
<<Gnumf …umf…ma’, fa niente, dammi a me..finisco io…>>
<<’Sti braccialetti non funzionano: ho nausea, non mi va più giù…>>
<<A me invece sì. Si sa cos’è?>>
<<In decima settimana? Ma per favore…>>
<<E quando allora?>>
<<Ci vorrà un bel po’>>
<<A te cosa piacerebbe?>>
<<Boh…, ma’ scusa, che domande fai?>>
<<Niente, così>>
<<Ma almeno sei contento?>>
<<De che?>>
<<Di diventare zio>>
<<Ah, ecco...Io dunque sarei ...già...hummm zio... il figlio della sorella è uno ...ah no...lui è un nipote....Io lo zio>>
<<Sì, appunto, allora sei contento?>>
<<Boh, adesso boh…difficile…, cioè, mah MMM, macchennessoo>>
Figlia (con Bambino nella pancia) e Figlio sono venuti a pranzo da me, senza accordarsi tra di loro e, ovviamente, senza preavviso. Diversi in apparenza quanto un caimano e un pipistrello, ma in realtà accomunati da un identico DNA emotivo, solo presentandosi all'una p.m., senza prima avvertirmi, riescono ad avere la certezza di potersi lamentare di tutto quello che non trovano in frigorifero e, tanto meno, sui fornelli.
Alla velocità della luce ho preparato una pasta all’olio e parmigiano: un virtuosismo culinario da mensa dell’asilo che loro, grazie a dio, non disdegnano anche se, giusto per non perdere le deliziose abitudini dell’adolescenza ormai perduta, davanti ai piatti hanno simulato cinque o sei conati di vomito.
Figlia, che la nausea adesso ce l’ha proprio, ha mangiato solo un paio di forchettate. Figlio ha spazzolato il proprio piatto e poi anche gli avanzi della sorella. La conversazione  è stata comunque vivacissima, sia in rapporto alle loro potenzialità comunicative nell’ambito dei fraterni vis-à-vis, sia in relazione al fatto che  Figlio è loquace ed espansivo quanto un temperamatite di ferro rinvenuto in una pozzanghera.    
Tutto è finito nell’arco di 30 minuti, trascorsi i quali Figlia e Figlio si sono avviati con stupefacente sincronismo (lo stesso che li ha guidati a casa mia all'ora di pranzo) verso la porta d’ingresso e verso il loro indaffarato pomeriggio.
<<Addio nonna>>, ha sghignazzato Figlio prima di sparire.
Quel che si dice una presa di coscienza genealogica.   

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