UNA PER UNO

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babbucce

lunedì 23 maggio 2011

DELITTI E CASTIGHI

Sul mio osso sacro la tata Teresa (a proposito di lei vedi post “Al telefono con Mary Poppins” del 19 febbraio) aveva fondato il suo potere, arrivando a ottenere la più totale obbedienza semplicemente indicandolo con un breve gesto di ammonimento. Secondo quali logiche le fosse venuto in mente di sfruttare questa zona anatomica misconosciuta per piegare il mio spirito irrequieto non l’ho mai saputo. Certo è che “l’idea c’era e avrebbe reso”, tanto per usare un’espressione tipica del mio primo geniale direttore (e qui si parla di colui che ideò per il mitico Duepiù quella meraviglia di “inserto chiuso”, pieno zeppo di discorsi proibiti).  
La tata Teresa, dopo avermi insegnato con grande scrupolo a localizzare il mio osso sacro, mi aveva convinto che si trattava di un abbozzo di coda, destinato a crescere di due centimetri in due centimetri in seguito a qualsiasi insubordinazione grave.  E’ ovvio che se non fossi stata attenta mi sarei trovata con una coda abbastanza lunga da non poter più essere mascherata dai vestiti che preferivo (jeans e magliette a righe). E pazienza questo, ché  optando per i larghi abitini stile impero (che detestavo) l’avrei potuta coprire, ma al mare come avrei fatto? Così obbedivo alle sue imposizioni, per esempio inghiottendo (dopo averle girate e rigirate in bocca per un tempo infinito) montagnole di stopposi spinaci verdastri; tenendo tutte due le mani sul manubrio della bicicletta; evitando di raccogliere per strada ogni genere di animale randagio (dal pipistrello zoppo al cane con l’orecchio mozzo).
So bene che Maria Montessori, Pestalozzi e Rousseau sarebbero inorriditi di fronte alla minaccia della coda che cresce e che i nuovi psicologi avrebbero mandato le assistenti sociali ad arrestare la Teresa, ma in realtà tutto il polverone che si sarebbe sollevato, se mai questo consesso di esperti fosse stato interpellato al riguardo, sarebbe stato eccessivo. E' vero: per la paura che il mio embrione di coda si evolvesse io obbedivo, ma la faccenda si esauriva qui e tirare in ballo possibili conseguenze psicologiche o, peggio ancora,  eventuali traumi sarebbe stato davvero fuori luogo.  Vista l'assenza nel metodo di particolari insidie,  a mia volta ho provato coi miei figli a parlare della coda per ottenere in cambio obbedienza, ma è stato un buco nell’acqua.
Figlia, già in possesso delle nozione base di anatomia grazie all’Allegro chirurgo regalato dalla nonna, non ci è cascata neppure per un attimo. Figlio, al contrario, ci ha creduto eccome e quindi ha cominciato a disobbedire forsennatamente perché l’idea che gli spuntasse la coda gli sembrava interessante almeno quanto quella che gli si materializzasse sulla schiena un guscio tale e quale a quello del ninja Raffaello, suo idolo e alter ego.
Dato il mio flop, è certo che Figlia non userà con Nipotino la minaccia della coda.
Riciclerà invece l’altro must della tata Teresa. <<Alza la frangetta!>> mi chiedeva con ironica cortesia quando sospettava che le avessi mentito. Una volta sollevati i capelli, se la bugia era stata detta la poteva vedere mentre correva velocissima avanti e indietro lungo la mia fronte. Anche le bugie di Nipotino faranno lo stesso.  Figlia ne è sicura, dice che è un fatto ereditario.   
   

4 commenti:

  1. Forte quella della frangetta! me la devo ricordare per il futuro :)

    PS: ti è scappate la "o" di Rousseau
    Mari-na

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  2. non vedo l'ora di minacciar la coda ;) bellissimo!

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  3. ECCO COS'E' QUELLA COSA CHE MI SON RITROVATO...

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