UNA PER UNO

UNA PER UNO
babbucce

venerdì 11 dicembre 2015

NOTTE DI SANTA LUCIA


C’è stato un tempo, tanto tempo fa, in cui anch’io avevo un bambino biondo e una bambina con una lunga treccia e il naso all’insù. E in quel tempo di tanto tanto tempo fa nella nostra casa di allora, la casa dei bambini piccoli e del fedele Milo (che ci avrebbe lasciato moltissimi anni dopo, al di là di ogni ragionevole previsione, povero vecchione a cui piaceva stare al mondo), i due ragazzi che eravamo io e Nonno Bio la sera del 12 dicembre preparavano tutto per l’arrivo della Santa Lucia e del suo asinello.
Figlio, il mio bambino, disponeva su un piattino d’oro i biscotti di cui, giurava, la santa era ghiotta; Figlia, la mia bambina, provvedeva a versare in una scodella il latte fresco con una cucchiaiata di cacao zuccherato per l’animale, l’unico asino di questo e di quell’altro mondo che ne gradiva il sapore e soprattutto riusciva a bere da una scodella.  Lui aggiungeva quindi un mandarino, che non si sa mai la santa avesse molta fame, infine correva in giardino e accanto alla scodella con latte e cioccolato poneva una dozzina di fili d’erba ingialliti e strappati al terriccio ghiacciato. Un po’ sembravano fieno, la morte sua con latte e cioccolato, per quella buona forchetta dell’asinello di santa Lucia.

Poi li accompagnavamo nei loro lettini, rincalzavamo le coperte e loro chiudevano gli occhi, strizzandoli per essere sicuri che non si riaprissero: sapevano bene che si sarebbero dovuti addormentare in fretta, guai se la santa li avesse trovati svegli, se ne sarebbe andata senza lasciare i doni, sorda perfino al richiamo di tutte le ghiottonerie apparecchiate per lei.

Restavamo un poco sulla porta, lui da lei, io da lui, guardando i loro visetti assorti e fiduciosi rischiarati  appena dalla lucina della notte. Io respiravo il loro odore di bambini piccoli senza alcun presagio di malinconia e di rimpianto: erano lì, erano miei e lo sarebbero stati ancora per così tanto da farne indigestione, povera illusa.

Poi in punta di piedi tornavamo nella stanza dove c’erano l’albero e il presepe e il tavolo imbandito per santa Lucia.

Piano piano tiravamo fuori i pacchi tenuti nascosti negli scaffali alti degli armadi, dove i bambini mai li avrebbero potuti trovare, e li disponevamo esattamente come avrebbe fatto santa Lucia in persona, per non far nascere sospetti. Da una parte quelli di lei, dall’altra quelli di lui e per terra, insieme per tutti e due, gli zuccherini dalla carta colorata, i classici, quelli della santa Lucia appunto, più tutta una serie di dolcetti da bambini: il carbone e il formaggio di zucchero, le sigarette di chewing gum, le bananine di cioccolata, i marshmallow rosa e bianchi, gli omini di zenzero, i lecca lecca Babbo Natale.  E con questi dolcetti facevamo una specie di sentiero da cui si potesse dedurre che fossero caduti accidentalmente a terra durante il passaggio dell’asino, che li portava nelle gerle legate alla groppa.

E verso le cinque del mattino, il mattino del 13 dicembre, venivamo svegliati da piedini impazienti che volevano andare a vedere se santa Lucia era arrivata.

Li prendevamo per mano, io lui, lui lei, tiepidi di sonno, con gli occhi luccicanti di eccitazione e piano piano ci affacciavamo nella stanza dell’albero e del presepe.

E sì, che fortuna, santa Lucia era arrivata e aveva anche gradito i biscotti e il mandarino: nel piatto d’oro c’erano solo briciole e bucce. L’asino aveva bevuto il latte con il cacao e gustato parte dell’erba ingiallita: ne aveva lasciato sul tavolo circa la metà. E per terra c'erano pacchi e dolcetti e le luci dell'albero e del presepio erano tutte accese.

Solo un attimo, un attimo in cui tutto sembrava fermarsi, poi i bambini correvano ad aprire i doni con gli occhi stellati e vocine allegre da passeri.

Ma in quell’attimo in cui tutto era fermo e si poteva quasi sentire il cuore dei bambini battere forte per l’emozione avrei giurato in tribunale, davanti alla più agguerrita delle giurie, che era stata davvero la santa Lucia – e non noi – a mettere i doni e i dolcetti e anche a mangiarsi con gusto i biscotti e il mandarino.

 

 

8 commenti:

  1. Ricordi dolcissimi e meravigliosi di una donna-mamma-nonna straordinaria.
    Claudiag

    RispondiElimina
  2. Risposte
    1. già, povero Milo, ci manca tanto nonostante siano passati nove anni e ci siano Gino e la Signoraluisa (tutto attaccato)

      Elimina
  3. che commozione......bellissimo ritratto di un tempo che è andato......ma nipotino replica?

    RispondiElimina
  4. Sì, certo, ma io non posso vederlo al risveglio, solo farmelo raccontare dal Figlia. Anche qui da me, comunque, passa la santa Lucia per lui e lascia un cesto pieno di dolci. Il cesto gli è piaciuto e lui ora conta e riconta i dolcetti, li mette in fila, li controlla e divide in grandi categorie e poi in varie sottospecie, un lavoro febbrile che lui affronta in modo coscienzioso :-)

    RispondiElimina
  5. Leggendo questo tuo dolcissimo post, ho riprovato le stesse sensazioni che anche noi provavamo, non per S.Lucia, ma per Natale....
    Nostalgia canaglia di quei 2 nostri picvoli amori che la mattina ci venivano a svegliare.Come te un maschio ed una femmina, come te credevo che il tempo non passasse mai, come te, comunque contenta che sia pasaato per aver conosciuto la gioia di essere nonna!
    Un abbraccio da nonna a nonna,
    tua Pat❤

    RispondiElimina
    Risposte
    1. cara nonna Pat, è proprio vero: i nipotini risarciscono del passare del tempo :-) Ricambio il tuo abbraccio

      Elimina