Lo imbarazzano gli uomini coi baffi, le parole con tante “g” (grattugia, giglio, giuggiola), le conversazioni concitate, l’orso di pelliccia marrone che ha un orecchio che fruscia e una zampa che suona. E quando è imbarazzato si afferra le manine e se le stringe. Le prime volte pensavamo si trattasse di una semplice coincidenza, che il gesto fosse frutto di una casualità. Ma la casualità per definizione è un evento non prevedibile, che non si verifica come "conseguenza di" mentre noi sappiamo con assoluta certezza che Nipotino quando sta sulle spine unisce le manine e le stringe forte fino a farle diventare un po’ rosse (ma questo non è molto difficile, perché azz…ha la dermatite atopica e se questo non bastasse pure ereditata dalla mia famiglia, come Genero Preferito non si stanca di sottolineare: 1-0 per lui).
UNA PER UNO
babbucce
martedì 13 marzo 2012
domenica 4 marzo 2012
SI ACCETTANO SUGGERIMENTI
Come far capire a un tipo volitivo, di genere maschile (e ho detto tutto circa la cocciutaggine), che compirà sei mesi fra sei giorni, la differenza tra un capezzolo e un cucchiaino? Brancoliamo nel buio in cerca di una risposta che funzioni.
Sia pure diffidente nei confronti della questione svezzamento, Nipotino in questi giorni ha compiuto un bel progresso: apre la bocca davanti all’omogeneizzato alla pera (con la mela fa ancora resistenza, ma non si può avere tutto).
Il punto è che poi, una volta saggiato a fior di labbra dischiuse il contenuto del cucchiaio, anziché inghiottire la gustosa poltiglia si attacca alla rotondità della posatina e inizia a succhiare con vigore. E uno, e due e tre, quando si rende conto che nonostante l’impegno da lì non zampilla neanche l’ombra del latte si offende a morte, diventa paonazzo e i suoi occhi perdono le stelle, si fanno cupi e carichi di lacrimoni. Se c’è la mamma, a scopo di risarcimento, gli viene subito offerto il seno. Se la mamma non c’è ma è presente Nonno Putativo viene distratto all’istante dall' I-qualcosa del suddetto, che è maniaco della tecnologia e nel suo cellulare ha una rassegna di giochini elettronici ad alto grado di rumorosità/luminosità che neanche nella zona slot-machine di Las Vegas. Io invece, se sono sola, opto per il dialogo, scelgo la strada del ragionamento:
<<Vedi Nipotino, questo è un cucchiaio non una tetta. La vedi la diversità sostanziale? E’ azzurro a righe bianche. Lo tiene in mano la nonna. Vedi? La mamma non c’è. La nonna ha il cucchiaino e il cucchiaino non si ciuccia…>>
Lui smette per un istante di piangere, mi fissa sbalordito (ma cosa stai dicendo nonna?) mentre due grosse lacrime gli corrono sulla guancia destra e una terza spunta tra le sue ciglia bagnate e bionde.
<<Ecco bravo, che non piangi più, adesso riproviamo>>
Gli avvicino di nuovo alla bocca il cucchiaino, lui la apre, io spingo un po’, lui afferra il cucchiaino con le labbra ma poi lo stringe tra la lingua e il palato nell’inequivocabile movimento della suzione. E uno e due e tre: riparte il suo pianto da sopruso subito, tutto di gola, un trionfo acustico della vocale “i”.
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