In un lavoro come il mio capita a volte, non molto
spesso, di fare incontri che non sarà più possibile dimenticare, neanche
mettendosi di impegno. A me è successo quando mi hanno chiesto di scrivere un
pezzo su un figlio di celebrità “ben riuscito” (no droga, no alcol, no violenza su se stesso
o su altri). Non è che non ce ne fossero (e non ce ne siano), ma in quel momento
la cronaca suggeriva il contrario. L’idea dell’articolo era nata proprio per
smentire l’ipotesi che si andava affermando in quei giorni della inquietante equivalenza
mamma/papà star = figli infelici/scentrati/frustrati/dissoluti.
Ci ho messo un po’ a trovarlo, ma alla fine era esattamente
quello che cercavo. Mi ha detto subito
sì, allegro, disponibile e vincente al tavolo della vita.
Gli piaceva l’idea di parlare di che mamma fosse
stata quella sua mamma che adesso è leggenda, quella sua mamma che nessuno mai
(almeno fino a ora) ha saputo eguagliare in eleganza e charme. Quella sua mamma
icona di fascino e stile, che ha stigmatizzato un genere di bellezza che mai
potrà stancare e, quindi, tramontare.
Avrei voluto che l’intervista non finisse mai, non
registravo, non prendevo appunti, proprio io post-it addicted, ascoltavo
incantata senza che mi sfuggisse un solo monosillabo, preoccupata solo di
riuscire a ottenere risposta a tutte le
domande che mi correvano nel cervello, tipo carica degli gnu nel Re Leone.
<<Qual è la raccomandazione che ripeteva
spesso sua madre a lei, Sean, e a suo fratello Luca?>>
<<Ah, sì. Ecco, diceva sempre: vorrei che
diventaste uomini gentili. Noi le chiedevamo: e come si fa, mamma? Lei ci sorrideva:
semplice, per essere gentili basta essere gentili!>>
Nipotino ieri sera, sdraiato sul lettone dopo il bagnetto,
ha cominciato a sgambettare forte mentre tentavo di rivestirlo. Voleva giocare,
certo, ma se mi avesse colpito di sicuro mi avrebbe fatto un po’ male. L’ho
guardato con un’espressione contrariata, stavo per dirgli di fermarsi, ma mi ha
preceduto.
<<Devo fare più pianino, nonna?>>
<<Sì, certo, così mi puoi fare male!>>
<<O (s)cusa, nonna, Cusa tanto, no fato posta>>
<<Lo so che non vuoi fare male alla tua
nonna, Nipotino>>
<<No che no voglio. Io-Tommy vuole essere
gentile. Come facio, nonna?>>
<<E’ facile! Per essere gentile basta essere
gentile!>>. E abbiamo riso insieme.
<<Nipotino? Sai chi diceva questa
frase ai suoi bambini perché li voleva gentili?>>
<<Io no! Non so>>.
<<Te
la faccio vedere sull’I-pad>>
Ne sono uscite mille di sue foto, ma ho scelto
quella classica, col tubino nero e il bocchino lungo. Gli ho detto due tre
volte il nome, così per amor di storia.
<<Ho visto nonna, ma no mi piace guardare Odriepurn,
mettiamo la Pimpa?>>