Un po’ per scaramanzia un po’ perché la (presunta) data del parto le appariva lontanissima, Figlia, prima di ieri, non aveva acquistato ancora nulla per Bambino. A dire il vero, all’inaugurazione di un negozio di articoli per l’infanzia stava per comprare un primo stock di tutine azzurre, ma i modi scostanti della commessa l'avevano fatta desistere. Ieri la svolta.
<<Gli ho preso una cosa magnifica>>, mi ha detto al telefono.
<<????>>
<<Indovina: 3 tentativi>>, ha proposto. <<E’ abbastanza facile>>
<<La carrozzina…>>
<<ACQUA!!!!>>
<<Le tutine per l’ospedale…>>
<<ACQUISSIMA!!!!>>
<<I bavaglini che stanno vendendo ovunque le suore missionarie...>>
<<Spiacente! Hai perso. Va be’ te lo dico io: una BAT BOX!>>
<<Non so cosa sia>>, ho detto mentre vaghe reminiscenze legate a Figlio bambino mi suggerivano immagini di mantelli e passamontagna neri.
<<E’ una casetta per pipistrelli domestici. Si appende in terrazza, un pipistrello arriva, la guarda e ci viene ad abitare. I pipistrelli proteggono dalle zanzare senza inquinare, eco-killer li ha chiamati il Corriere. Così Bambino avrà sonni tranquilli, non dovrò mettergli il repellente. Non dovrò usare la tavoletta, o gli ultrasuoni, o lo zampirone. Che ne dici?>>.
Dico che è perfetto. Dico che questa casetta cade a fagiolo. Ho da pochissimo scritto una storia per bambini (utile per favorire lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, la generosità, l'apertura verso gli altri) che ha per protagonista un pipistrello. Quando si dice la coincidenza. Quando si dice la premonizione. La metto qui sotto, chissà mai che qualcuno abbia voglia di leggerla (o di leggerla a un bambino).
LA STORIA DI PIP
C’era una volta un piccolo pipistrello di nome PIP, che viveva in un castello costruito su una collina molto facile da raggiungere anche a piedi, figuriamoci in volo. PIP era nato con una grande allegria nel cuore, ma in breve tempo si era accorto che il sentimento gioioso, che gli pareva facesse parte di lui era invece sparito per lasciare posto a vaghe sensazioni di tristezza e di preoccupazione. Pensa che ti ripensa riuscì anche a capire la ragione di questo cambiamento: gli altri pipistrelli che vivevano nel castello (a occhio e croce una trentina, con precisione non avrebbe saputo dirlo perché aveva imparato a contare solo fino a 10) erano tutti di colore scuro: o grigio antracite o nero notte fonda. Lui invece era bianco, un colore insolito per un pipistrello. Di un bianco luminescente, di sicuro piacevole da vedere ma maledettamente diverso dal nero notte fonda e dal grigio antracite degli altri pipistrelli. Il guaio era che Pip ci aveva provato a fare amicizia con gli altri pipistrelli, per esempio tentando di unirsi ai loro giochi e alla loro scorribande notturne e salutandoli sempre per primo con grande gentilezza. A dire il vero aveva anche cercato di partecipare alle battute di caccia (caccia agli insetti) che si svolgevano puntualmente ogni giorno al calare delle tenebre. Ma gli altri pipistrelli o lo ignoravano o lo guardavano con infastidito stupore e lui leggeva nei loro occhi una terribile domanda: “Chi è questo biancone qui?” e una ancor più terribile risposta: “Non ce ne importa nulla, basta che se ne stia lontano da noi”. Per forza che si sentiva triste! Un giorno però accadde qualcosa: stava gironzolando tutto solo nel castello quando gli si avvicinò Vespertilio, il pipistrello più vecchio e più saggio del clan e gli disse:
<<E’ un po’ che ti tengo d’occhio e mi sono accorto che per te le cose non girano per il verso giusto. Sei sempre un po’ giù di morale, mi vuoi dire cosa c’è che non va?>>
PIP riflettè un attimo prima di rispondere: possibile che il vecchio e saggio pipistrello non si fosse accorto che lui era bianco e gli altri tutti scuri? Evidentemente era così, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di chiedere spiegazioni. Allora PIP riordinò le idee e precipitosamente (un po’ si vergognava di quello che stava per dire) disse:
<<Ecco io mi sento infelice perché sono bianco e non scuro come tutti gli altri pipistrelli che abitano qui. Così loro non mi fanno giocare, non mi invitano alle battute di caccia agli insetti e di giorno, quando viene l’ora di dormire a testa in giù, non mi fanno posto sul cornicione. E’ terribilmente difficile essere bianco quando tutti gli altri sono neri come la notte fonda o tutt’alpiù grigio antracite. Vorrei essere esattamente come loro, odio il mio colore.>>
Il vecchio e saggio Vespertilio guardò PIP negli occhi poi gli disse:
<<Mi chiedo se riesci a ricordare una volta in cui essere bianco, di questo tuo bel bianco splendente, sia stato importante per te>>.
PIP si concentrò sulle parole del vecchio pipistrello saggio: con la memoria andò indietro fino a quando ricordò.
<<Una volta>>, cominciò a raccontare, <<mi ero allontanato dal castello e mi ero perso nel bosco. Mia madre è venuta a cercarmi, ma faticava a individuarmi nel buio pesto della notte e poiché io stavo fermo, tutto tremante addossato a un albero non riusciva neppure a captarmi con il suo udito che pure è finisismo. Ma a un tratto la luna è sbucata dalle nuvole e i suoi raggi hanno illuminato il tronco contro cui mi ero rifugiato. Grazie al mio colore bianchissimo la mia mamma che proprio in quel momento stava guardando nella mia direzione riuscì a vedermi. Mi venne incontro, mi abbracciò e mi disse che era proprio una bella fortuna che io fossi nato tutto bianco. Se fossi stato scuro non mi avrebbe visto e io probabilmente non l’avrei mai più ritrovata: mi sarei allontanato troppo, confuso com’ero e poi non sarei più riuscito a ritrovare la strada di casa>> Mentre parlava PIP iniziò a capire e quando concluse il suo racconto ebbe un lampo: essere diversi dagli altri a volte può essere meraviglioso! Vespertilio, quasi gli avesse letto nel pensiero, disse a voce alta:
<<Visto? Non dimenticarti mai questa esperienza, ti aiuterà a ricordare che essere diversi può essere un punto di forza e che quello che veramente conta nella vita non è solo l’aspetto fisico>>.
<<Sì, però>>, obiettò PIP, <<a volte mi piacerebbe essere come gli altri: per esempio quando si gioca a nascondino ho più problemi degli altri a non farmi trovare, perché il bianco luccica e attira l’attenzione>>.
<<Mi è venuta un’idea>>, disse il saggio Vespertilio che era anche molto generoso. <<Ti regalerò un mantello nero col cappuccio, che potrai indossare ogni volta che i tuoi amici giocheranno a nascondino o, comunque ogni volta che vorrai sentirti esattamente come loro>>. Detto fatto, trasse da dietro di sé un bel pacchetto regalo con tanto di fiocco rosso e glielo porse.
PIP tolse la carta luccicante e si trovò tra le mani un bellissimo mantello scuro che indossò subito. Gli stava a pennello: aderiva alla perfezione alle membrane sottili che formavano le sue ali mentre il cappuccio diventava un tutt’uno con la sua testina, lasciando sbucare solo le orecchie (unica parte naturalmente scura del suo corpo). PIP volò rapidamente verso il grande specchio che stava nell’atrio del castello e si guardò: come era stato facile diventare come gli altri. Mentre rifletteva sulla capacità di un mantello di annullare le diversità, venne raggiunto da due piccoli pipistrelli, che si chiamavano CHIRO e TERO e che erano proprio quelli che si comportavano sempre in modo particolarmente scostante con lui. In coro gli chiesero: <<Chi sei?>>. <<Sono PIP>>, rispose.
Lo guardarono increduli: <<Ma non eri bianco?>> <<Sì, ma mi sono messo questo mantello nero>>, spiegò PIP
In quel momento giunge anche Vespertilio con in mano due pacchetti identici a quelli che contenevano il mantello di PIP. Li porse a Chiro e a Tero i quali li scartarono febbrilmente, molto eccitati dall’idea di quel regalo inaspettato. Dalla carta luccicante vennero fuori due mantelli bianchi perfettamente a misura di pipistrellino. I due li indossarono subito, gettarono lo sguardo sullo specchio e scoppiarono a ridere: loro erano bianchissimi, PIP scuro scuro. In un lampo si abbracciarono tutti e tre:i mantelli del saggio e generoso Vespertilio li avevano resi uguali, permettendo comunque a ciascuno di essere diverso dagli altri due. Tenendosi per il patagio iniziarono a svolazzare per il castello sentendosi molto ma molto felici: da quel giorno in avanti tutti e tre avrebbero potuto scegliere quando immedesimarsi nell’altro o quando essere se stessi: i vantaggi ci sarebbero stati per tutti. I pipistrelli neri con addosso il mantello bianco avrebbero potuto smarrirsi nel bosco nella certezza di essere ritrovati, e PIP avrebbe potuto finalmente vincere qualche partita a nascondino.